ZENIT – di Luca Marcolivio
VATICANO – Malnutrizione, lavoro minorile, abusi sessuali e sfruttamento. Sono alcune delle piaghe che si abbattono sull’infanzia di oggi. Lo denuncia papa Francesco in una lettera, inviata ai vescovi di tutto il mondo, lo scorso 28 dicembre, in occasione della festa dei Santi Innocenti.
Nel documento, diffuso ieri dalla Sala Stampa Vaticana, il Santo Padre ha preso spunto dalle liturgie del tempo natalizio, invitando i presuli a non lasciarsi “rubare questa gioia”, tenendo comunque presente che, spesso “il Natale, nostro malgrado, viene accompagnato anche dal pianto”.
Effettivamente i racconti evangelici non lesinano ai fedeli i risvolti più duri e drammatici della nascita del Signore, a partire dal “gemito di dolore delle madri che piangono la morte dei loro figli innocenti di fronte alla tirannia e alla sfranata sete di potere di Erode”, profetizzato da Geremia (cfr. 2,18).
Anche oggi, come la Rachele di biblica memoria, tante madri piangono “la morte dei loro figli innocenti”: sono tragedie, commenta il Papa, che “non possiamo e non vogliamo ignorare né far tacere”, pertanto “contemplare il presepe è anche contemplare questo pianto, è anche imparare ad ascoltare ciò che accade intorno e avere un cuore sensibile e aperto al dolore del prossimo”.
Lungi dall’essere una “bella favola che susciterebbe in noi buoni sentimenti”, il Natale deve risvegliare nei fedeli la coscienza della “forza creatrice della Buona Notizia che il Verbo Incarnato ci vuole donare”.
Il Papa indica quindi l’esempio di San Giuseppe, “il primo chiamato a custodire la gioia della Salvezza”, che appresi i “crimini atroci” di Erode, si mostra “uomo obbediente e fedele”, capace di “ascoltare la voce di Dio e la missione che il Padre gli affidava”. Così, “oggi anche a noi, pastori, viene chiesto lo stesso, di essere uomini capaci di ascoltare e non essere sordi alla voce del Padre, e così poter essere più sensibili alla realtà che ci circonda”, scrive Francesco rivolto all’episcopato mondiale.
Avendo come modello San Giuseppe, i pastori di oggi sono quindi tenuti a non lasciarsi “rubare la gioia” e a “difenderla dagli Erode dei nostri giorni, che fagocitano l’innocenza dei nostri bambini”, la cui innocenza viene “spezzata sotto il peso del lavoro clandestino e schiavo, sotto il peso della prostituzione e dello sfruttamento”, distrutta “dalle guerre e dall’emigrazione forzata con la perdita di tutto ciò che questo comporta”.
Il Santo Padre menziona quindi le migliaia di bambini “caduti nelle mani di banditi, di mafie, di mercanti di morte che l’unica cosa che fanno è fagocitare e sfruttare i loro bisogni”; ricorda poi i “75 milioni” di minori che, “a causa delle emergenze e delle crisi prolungate – hanno dovuto interrompere la loro istruzione”, assieme a bambini caduti nella rete del “traffico sessuale”, che, nel 2015, hanno rappresentato il 68% di tutte le vittime di questa turpe pratica.
L’elenco dei dati riportati dal Pontefice non si esaurisce qui: “quasi la metà dei bambini che muoiono sotto i 5 anni muore per malnutrizione”, mentre, si calcola che, nel 2016, “150 milioni di bambini hanno compiuto un lavoro minorile, molti di loro vivendo in condizioni di schiavitù”. Secondo un rapporto UNICEF citato dal Papa, entro il 2030, rischiano di diventare “167 milioni i bambini che vivranno in estrema povertà”, mentre “69 milioni di bambini sotto i 5 anni moriranno tra il 2016 e il 2030 e 60 milioni di bambini non frequenteranno la scuola primaria di base”.
Il pianto di queste piccole vittime, ha aggiunto Francesco, è anche il pianto della “nostra madre Chiesa”, che piange per loro ma anche per il “peccato di alcuni dei suoi membri”, con riferimento esplicito ai “minori che furono abusati sessualmente da sacerdoti”: per Bergoglio, un “peccato che ci fa vergognare”.
I sacerdoti che hanno abusato dei bambini di cui avevano la “responsabilità della cura”, hanno “distrutto la loro dignità”: una tragedia per la quale Bergoglio scrive: “Deploriamo questo profondamente e chiediamo perdono. Ci uniamo al dolore delle vittime e a nostra volta piangiamo il peccato”, sia “per quanto è successo” ma anche “il peccato di omissione di assistenza, il peccato di nascondere e negare, il peccato di abuso di potere”; con l’impegno di tutta la Chiesa affinché “queste atrocità non accadano più tra di noi”, il Santo Padre ha promesso “tolleranza zero” perché “tali crimini non si ripetano più”.
“Il Natale è un tempo che ci interpella a custodire la vita e aiutarla a nascere e crescere; a rinnovarci come pastori coraggiosi”, in grado di porre “le condizioni necessarie perché la loro dignità di figli di Dio sia non solo rispettata, ma soprattutto difesa”, ha poi concluso il Papa.