Nel suo testo, don Ruggeri fra l’altro scrive a proposito del Convegno di Firenze e cura personalis: “Abitare la realtà con lo stile della sinodalità significa per il presbitero favorire una pastorale capace di ascolto, fratellanza, rispetto, reciprocità che non appiattisce le differenze, ma le rende ricchezza. L’esercizio dello stile sinodale nella pastorale ecclesiale chiede un radicale ripensamento della missione del presbitero in parrocchia (come per il vescovo in diocesi) non uno solo al comando che decreta, ma uno attorno al quale tutti insieme ci si accorda per operare delle scelte”. Lo stile sinodale “non si improvvisa, non è mai frutto di decisione approvata o ratificata a tavolino dal presbiterio”, perché “alla sinodalità ci si educa e si devono educare gli altri”. Si tratta di “uno stile che richiede una formazione capace di prendersi cura del sentire ecclesiale perché è la Chiesa, la comunità cristiana, il corpo del Cristo ecclesiale a formare il cuore, la mentalità e il tratto pastorale del sacerdote. Formarsi ecclesialmente nella sinodalità significa per il presbitero essere unito al popolo, conoscerne le angosce, le sofferenze, le prove, evitare la tentazione di separarsi dal popolo per ricostruire un sacerdozio isolato. Il sacerdote è chiamato dalla Chiesa per la Chiesa”.
