In un’inchiesta pubblicata sul quotidiano dei vescovi italiani, da un’imprecisata località africana Anghessa parla dei traffici verso il Sahara, dell’uranio intercettato a Zurigo, delle armi alla Somalia, e racconta di aver indagato “sul traffico internazionale di rifiuti tossico- nocivi e radioattivi”. Un business gestito da una “lobby affaristico-criminale” legata ai clan e guidata da “soggetti iscritti a logge massoniche italiane ed estere”. Le spedizioni partono dal porto di Marina di Carrara e approdano a Sud. Per poi rimbalzare via mare fino in Africa. In Nigeria, a Koko, “dove gli 007 italiani nel 1988 scoprono una discarica con 10 mila tonnellate di veleni, poi rimpatriati a spese dei contribuenti”. O nell’ex Sahara spagnolo, scelto per la maxi discarica sotto la sabbia del famigerato progetto Urano (“La madre di tutti i traffici” dice Anghessa), e tutto “gestito da piduisti di chiara fama”. Oggi, afferma, “i traffici continuano”. Secondo molti indizi, alcuni carichi si “persero” nel Mediterraneo. Il 6 dicembre ’95 Anghessa consegna al capitano della Marina Natale De Grazia “una mappa nautica dell’Istituto idrografico della Marina rappresentante la Calabria e lo Ionio, con segnate le presenze di alcune navi in epoche ben precise tra cui la Euroriver, la Paloma e la Irini, facenti capo alla citata organizzazione e adibite a trasporto di armi, droga e rifiuti”. Anghessa aggiunge che “c’era anche la Rigel”, affondata di fronte a Capo Spartivento. Relitti mai cercati. Anghessa ricorda di avere intercettato a Zurigo uranio per 18 milioni di dollari e assicura che oggi “la Libia è un deposito d’armi a cielo aperto. Il mese scorso i commando francesi hanno trovato in Mali un camion lanciarazzi russo. Era parte dell’arsenale di Gheddafi, che si sta spargendo in mezza Africa”. Traffici bellici enormi, come quelli verso la Somalia su cui indagò Ilaria Alpi.