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Madonna di Fatima: la gioia nel “costruite Ponti”

Di Alessio Rubicini

RIPATRANSONE – Nella Parrocchia Madonna di Fatima anche quest’anno si è rinnovata la tradizione del Presepe che, seppur con le tante difficoltà che le incombenze quotidiane (lavoro, famiglia, ed impegni vari) portano a tutti noi, e soprattutto ai nostri presepari, è un elemento irrinunciabile delle nostre Feste Natalizie.

E allora sul finire dell’anno ricomincia, come ogni anno, la solita routine: “Ma quest’anno come lo facciamo il Presepe?”… Eh sì, perché ogni anno il nostro presepe è destinato a rappresentare quell’emozione, quell’avvenimento particolare, quell’insegnamento ricevuto in questi ulteriori 12 mesi che volgono al termine e che il buon Dio ha voluto donare a tutti noi.

E allora ai presepari, diversi giovani che affiancano coloro che hanno iniziato questa tradizione in Parrocchia ai tempi dell’indimenticabile Don Ubaldo Grossi, è tornato alla mente quel discorso tenuto da Papa Francesco all’ultima G.M.G. di Colonia e che anche alcuni Giovani della nostra Parrocchia hanno ascoltato con le proprie orecchie avendo partecipato a questo grande avvenimento dello scorso fine Luglio. Quel discorso in cui il Santo Padre consegnava ai Giovani l’imperativo “Non costruire muri ma ponti” evidenziando loro che “Oggi noi adulti abbiamo bisogno di voi, per insegnarci a convivere nella diversità, nel dialogo, nel condividere la multiculturalità non come una minaccia ma come un’opportunità: abbiate il coraggio di insegnarci che è più facile costruire ponti che innalzare muri! E tutti insieme chiediamo che esigiate da noi di percorrere le strade della fraternità”.

Ma da Colonia ad oggi tanti sono gli avvenimenti che sono rimasti scolpiti nella mente e nel cuore di tutti noi, primo fra tutti il terremoto che, grazie a Dio, non ha colpito direttamente la nostra Comunità ma ha portato tanta angoscia in noi tutti per le scosse che sembravano non finire mai, per i tanti nostri amici e conoscenti che si sono trovati improvvisamente a vivere la condizione di sfollati, per i tanti luoghi a noi cari e conosciuti soprattutto per averli visitati nei nostri Campi Scuola irrimediabilmente danneggiati dalla distruzione del terremoto.

Leggendo il libro dei visitatori del Presepe non tutti hanno ben compreso la nostra scelta. Qualcuno, infatti, ha scritto “Ma che c’entrano i ponti!”. Una domanda che ha creato in noi qualche interrogativo ma che ha trovato prontamente una risposta.

Ogni ponte implica necessariamente una strada e il ponte è il mezzo con cui la strada riesce a superare un ostacolo (un fiume da attraversare, una vallata da oltrepassare, una città da aggirare, ecc.) e ogni strada conduce necessariamente ad una meta… Oppure allontana da quella meta conducendo altrove qualora essa venga percorsa nel senso sbagliato.

Osservando attentamente il nostro Presepe, allora, viene subito da comprendere cosa c’entrano i ponti. Al centro della scena, infatti, c’è Gesù Bambino e tutti i vari ponti che nella rappresentazione sono riportati alla fine conducono a lui. Ogni uomo è libero di scegliere in che verso percorrere quel ponte e quindi è libero di scegliere se andare incontro a Gesù oppure se allontanarsi da lui.

Come ha ricordato Papa Francesco nel giorno dell’Epifania, sia nella Messa a San Pietro che durante l’Angelus, anche i Magi hanno fatto una scelta di questo genere. Essi, infatti, hanno visto accadere nel cielo un fatto inconsueto (una stella che appare quasi dal nulla) e si sono interrogati sul significato di questo fatto così come noi tutti ci siamo interrogati davanti alle parole del Santo Padre a Colonia o davanti alla paura, alla distruzione, al dolore provocati dal terremoto.

I Magi hanno visto sorgere la stella di Gesù e hanno voluto mettersi in cammino verso di essa per capire dove essa voleva condurli. Come ha detto il Santo Padre “Anche nella nostra vita ci sono diverse stelle, luci che brillano e orientano. Sta a noi scegliere quali seguire. Per esempio, ci sono luci intermittenti, che vanno e vengono, come le piccole soddisfazioni della vita: anche se buone, non bastano, perché durano poco e non lasciano la pace che cerchiamo. Ci sono poi le luci abbaglianti della ribalta, dei soldi e del successo, che promettono tutto e subito: sono seducenti, ma con la loro forza accecano e fanno passare dai sogni di gloria al buio più fitto. I Magi, invece, invitano a seguire una luce stabile, una luce gentile, che non tramonta, perché non è di questo mondo: viene dal cielo e splende… dove? Nel cuore”.

Nel nostro Presepe, quindi, c’è Gesù ad una delle estremità e tante situazioni diverse all’altra.

C’è il Ponte della nostra Comunità Parrocchiale che si prepara a celebrare il Centenario delle Apparizioni della Madonna a Fatima, c’è il ponte che esce da una galleria e quindi dal buio, c’è il ponte che esce da una grande città. Poi c’è il mare ed un ponte che esce da esso sul quale salgono i tanti sfortunati che lo attraversano abbandonando il proprio Paese per fuggire dalla miseria, dalla povertà o dalla guerra. C’è poi il ponte che esce dalle difficoltà e dalle fatiche che ognuno di noi affronta nella propria vita che sono rappresentate dalle zone del terremoto, dove sono raffigurate le devastazioni che esso ha provocato (in primis la devastazione della Basilica di San Benedetto di Norcia ma anche quelle provocate a tanti luoghi a noi più vicini), e dal lavoro quotidiano.

In tutte le situazioni che sono rappresentate nel nostro Presepe (la festa e la gioia, il buio dei momenti difficili della nostra vita, la confusione e il caos degli impegni quotidiani, le difficoltà attraversate dai fratelli bisognosi, le difficoltà e le fatiche di tutti noi) siamo sempre chiamati a scoprire Gesù ed a viverle alla luce del suo Vangelo e del suo insegnamento. Se siamo capaci di avvicinarci a Lui in tali situazioni, di viverle tenendo ben presenti i suoi insegnamenti, allora stiamo percorrendo il nostro ponte, la nostra strada nel verso giusto. Se invece esse ci fanno allontanare da Lui allora abbiamo bisogno di conversione in quanto stiamo percorrendo il nostro ponte nella direzione sbagliata.

Nei prossimi giorni le statue del nostro Presepe saranno riposte nelle scatole che le custodiranno fino al prossimo Natale. Nei nostri cuori rimane l’insegnamento che esso ha voluto trasmetterci: vivere la nostra quotidianità e le esperienze di ogni giorno costruendo ponti e non muri verso i nostri fratelli e verso Gesù.

Alessio Rubicini: