cardinale bagnasco

 

Zenit

BRUXELLES – “È per me la prima visita a Bruxelles. Vi trovo un’attività fervente, impegnativa e delicata. Un lavoro intenso volto all’integrazione comunitaria”. Sono le parole del cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, impegnato in questi giorni in una visita di una settimana nella capitale belga che ospita le istituzioni UE oltre ad alcune presenze ecclesiali di respiro internazionale, fra cui la nunziatura e la Comece (Commissione degli episcopati della Comunità europea).

Nella sede di quest’ultima, il porporato, eletto da pochi mesi alla presidenza del Ccee, ha incontrato alcuni rappresentanti dei media , tra cui il Sir al quale ha dichiarato: “Il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa è una realtà ampia, in cui sono rappresentate le Chiese di tutto il continente, arricchito dunque da tutte le sensibilità ecclesiali e culturali d’Europa. Esso ha un timbro soprattutto ecclesiale, pastorale, ponendo al centro dell’attenzione la nuova evangelizzazione, cui ci richiama Papa Francesco. Il nostro contributo, dunque, vorrebbe portare a ricomprendere le radici cristiane dell’Europa. Da queste deriva la centralità della persona umana, che è appunto un’acquisizione frutto del cristianesimo”.

Il cardinale ha inoltre osservato “che nell’Europa di oggi sta crescendo una più ampia consapevolezza di queste radici” così come “del valore della dimensione religiosa nella vita privata e pubblica”. Dimensione religiosa che “riguarda certamente il cristianesimo, ma anche la presenza delle altre fedi”. “Il fenomeno religioso è avvertito come meritevole di attenzione pubblica”, pur in una realtà in cui “la secolarizzazione è un dato di fatto”.

Di pari passo, secondo l’arcivescovo di Genova, “sta crescendo nei cristiani la consapevolezza della necessità di un impegno” nella sfera sociale e politica, per “la costruzione della città dell’uomo”. E “questo vale anche per l’edificazione dell’Europa come casa comune”. “Per un certo periodo i cristiani si sono un po’ estraniati dalla società, dalla politica. Si è pensato che fosse sufficiente una coerente testimonianza personale”, ha proseguito Bagnasco, “ma ciò non basta. Gesù ci ha detto che dobbiamo essere sale e lievito del mondo, per cui occorre esserci”. Il presidente dei vescovi italiani ed europei ha quindi ricordato il valore della Dottrina Sociale della Chiesa, che rimanda i credenti all’impegno per il bene pubblico, il quale richiede però “esigenti percorsi di formazione”. “Occorre inoltre la capacità di rendere ragione dei propri valori e convinzioni”, ha detto.

Rispondendo poi alla domanda se intraveda il pericolo di una fortezza-Europa, il cardinale ha risposto: “Sì, ci può essere questo pericolo. I timori diffusi possono portare la politica a sbilanciarsi verso un fronte più difensivo. Ma sarebbe un errore. Anche perché nessuno ha la ricetta in tasca e nessuno si salva da sé”.

Nel colloquio con i giornalisti – riporta ancora il Sir – non è mancato un riferimento al tema delle migrazioni, come pure della crisi economica, del terrorismo. Mettendo in guardia dalla costruzione di muri e da una progressiva chiusura, il card. Bagnasco ha invitato a “rispondere alle paure e alle esigenze dei cittadini” con risposte “articolate ed efficaci”, in grado di “produrre risultati” per il bene dei cittadini stessi.

Sul tema delle migrazioni ha sottolineato invece “il ruolo e l’impegno che l’Italia sta mettendo in campo, che dev’essere riconosciuto in sede europea”, anche con “un sostegno esplicito, politico ed economico”. Tra le priorità che l’arcivescovo assegna all’Europa politica figurano “il lavoro, e poi la sicurezza sociale e il welfare, rimettendo al centro la famiglia”. Quindi una valutazione sul populismo, sempre più diffuso in Europa: “Esso – ha concluso -non è una risposta ai problemi e alle sfide del nostro tempo. Insegue e cavalca i disagi, ma non li governa. Invece serve una nuova sintesi, una visione d’insieme per guardare al futuro con speranza”.

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