“Si è trattato di un passo preliminare di un primissimo scambio di idee – spiega Beccegato – per costruire insieme un’iniziativa forte e significativa della Cei sul tema dei migranti. L’intenzione è dare seguito alla campagna della Cei sul diritto di rimanere nella propria terra, lanciata in occasione del Giubileo della misericordia”. La campagna giubilare dunque continua e l’attenzione si focalizza sempre più sui Paesi di origine da dove i migranti partono (Mali e Nigeria) e sui paesi di transito (Marocco), il tutto grazie ai fondi dell’8×1000. Ai rappresentanti della Chiesa italiana, oggi il vescovo di Rabat ha presentato un dettagliato quadro della situazione dei migranti che giungono in Marocco, parlando in particolare dei minori non accompagnati: raggiungono il Paese percorrendo un cammino a piedi anche di 8/9 mesi con il miraggio di arrivare in Europa. “Più che dei viaggi – commenta Beccegato – sono pezzi di vita e molti sono quelli che non ce la fanno. Chi riesce ad arrivare, ha quindi alle spalle anche il trauma di aver perso amici e compagni”. Lungo il percorso diversi sono i pericoli a cui purtroppo soprattutto i minori si sottopongono: dalle “malattie della strada” per la vita di stenti che conducono alle violenze fisiche e sessuali. Sono – ha detto il vescovo Landel – ragazzi privati della loro adolescenza.
“Questo sforzo che stiamo facendo vuole essere l’espressione di una Chiesa che non sta a guardare – dice don Di Mauro -, che non sta al balcone, come dice spesso il Papa, ma che vuole essere presente, accompagnare nelle difficoltà e se possibile fare qualcosa d’incisivo che sia anche un segno per tutti e che sia un concreto stare accanto a chi è in difficoltà. Queste persone che si mettono in viaggio per cercare una vita migliore, scappando da situazioni diverse, non possono essere lasciate sole”.