A porre l’interrogativo è Massimo Naro, docente di teologia sistematica alla Facoltà teologica di Sicilia, intervenuto alla presentazione a Roma del “Nuovo dizionario di mistica” (Libreria editrice vaticana). Un modo efficace, avverte, “potrebbe essere quella che papa Francesco chiama nella Evangelii gaudium la ‘mistica popolare’ (a cui in qualche modo si riferisce una della voci del dizionario): il ‘divorzio”’si risana se si fa capolino oltre lo scrittoio e oltre l’inginocchiatoio, se si esce fuori dalle sacrestie e fuori dalle biblioteche, se ci si stringe nella comunione dell’amore concreto, se ci prendiamo a braccetto per sostenerci gli uni con gli altri”, guardando gli altri “come un ottavo sacramento” e scegliendo “di non restare mai senza gli altri e, perciò, mai senza l’Altro”. Per Naro, la vita di ogni giorno, “con le sue varie frontiere – ecclesiali e sociali –, è l’orizzonte in cui teoria e prassi, ragione teologica e vissuto spirituale, s’incrociano di nuovo e s’intrecciano continuamente e strettamente”.
Di qui il richiamo a Guardini, Mouroux, Balthasar, Maritain, di Bonhoeffer, di Adrienne von Speyer, Lazzati, La Pira, Chiara Lubich, Barsotti, tutti presenti nel dizionario, e l’esempio di teologhe sante e di sante teologhe come Edith Stein. Fino alla “lezione del concilio Vaticano II che rappresenta una svolta epocale anche per il problema del rapporto fra teologia e spiritualità, perché innesca il rinnovamento ecclesiale, dando adito per esempio ai nuovi movimenti, a una nuova evangelizzazione nel e del mondo, all’impegno laicale”.