Così don Michele Falabretti, responsabile del Servizio nazionale per la Pastorale giovanile, commenta al notizia della data della Gmg di Panama che si svolgerà dal 22 al 27 gennaio 2019 sul motto “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. (Lc 1,38). L’annuncio è stato dato dallo stesso arcivescovo di Panama, José Domingo Ulloa Mendieta, che in conferenza stampa ha spiegato che “per decidere la data della Gmg sono state considerate diverse opzioni” e a prevalere sono state le ragioni climatiche.
In questo periodo dell’anno, infatti, la regione assicura le condizioni climatiche migliori per un evento della portata della Gmg. “Siamo ben consapevoli del fatto che in alcuni paesi non è periodo di vacanze – ha detto l’arcivescovo – ma siamo convinti che questo non sarà un ostacolo per tante migliaia di giovani provenienti dagli altri continenti per venire a Panama ed incontrare Gesù Cristo, dalla mano della nostra Madre la Vergine Maria e sotto la guida del Papa”.
“Non è il periodo migliore per noi italiani – conferma don Falabretti – gennaio è un mese in cui, dopo le festività e le ferie natalizie, i nostri giovani di solito rientrano nel pieno dell’anno scolastico, universitario e anche lavorativo.
Ma credo che sia giusto così: bisogna considerare il fatto che la Gmg non deve battere sempre i tempi europei. Dall’altra parte del mondo ci sono tantissimi giovani che hanno diritto di vivere questa esperienza nelle condizioni migliori anche climatiche. In ogni caso ci saranno giovani italiani che parteciperanno. L’Italia sarà a Panama nel 2019”.
Sulla via di Panama anche il Sinodo dei giovani del 2018 al quale è dedicato uno dei punti all’ordine del giorno del Consiglio episcopale permanente. Intanto la pastorale giovanile italiana è attesa da un importante appuntamento: il XV convegno nazionale che si terrà a Bologna dal 20 al 23 febbraio sul tema “La cura e l’attesa. Il buon educatore e la comunità cristiana”.
“Obiettivo del convegno – dice don Falabretti – è capire il ruolo centrale della figura dell’educatore che non si ‘auto genera’, ma si costruisce attraverso un sistema educativo integrato a più voci. Fare l’animatore ed essere educatori sono due momenti diversi, un passaggio che non deve essere sottovalutato”. Per informazioni: giovani@chiesacattolica.it