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Papa Francesco “Portare la tenerezza di Gesù anche nel contesto più impervio e resistente”

Zenit di Salvatore Cernuzio

“Ognuno è chiamato a convertirsi, trasformando il proprio modo di pensare e di vivere. Non si tratta di cambiare gli abiti, ma le abitudini!”. Francesco è chiaro nella sua catechesi dell’Angelus di ieri,  tutta incentrata sulla pagina evangelica che narra l’inizio della predicazione di Gesù in Galilea.

Una terra impensabile”, “geograficamente periferica e religiosamente impura, per la mescolanza con quanti non appartenevano a Israele”. Eppure da lì nacque la prima comunità dei discepoli di Cristo. Proprio “la consapevolezza di questi inizi”, sottolinea il Francesco, deve suscitare “il desiderio di portare la parola, l’amore e la tenerezza di Gesù in ogni contesto, anche il più impervio e resistente. Tutti gli spazi del vivere umano sono terreno in cui gettare la semente del Vangelo, affinché porti frutti di salvezza”, aggiunge.

Il Pontefice ripercorre quindi le tappe della predicazione di Gesù che “sceglie di essere un profeta itinerante”. Da Nazaret, “un villaggio sui monti”, Egli si stabilisce a Cafarnao, “centro importante sulla riva del lago”, punto di incrocio tra il Mediterraneo e l’entroterra mesopotamico, “abitato in massima parte da pagani”. Una scelta che “indica che i destinatari della sua predicazione non sono soltanto i suoi connazionali, ma quanti approdano nella cosmopolita ‘Galilea delle genti’”, osserva. “Dalla Galilea non si attendevano certo grandi cose per la storia della salvezza. Invece proprio da lì si diffonde quella ‘luce’ sulla quale abbiamo meditato nelle scorse domeniche”. La luce di Cristo.

Il suo messaggio “ricalca quello del Battista”, annunciando il “regno dei cieli”. “Questo regno – spiega Bergoglio – non comporta l’instaurazione di un nuovo potere politico, ma il compimento dell’alleanza tra Dio e il suo popolo che inaugurerà una stagione di pace e di giustizia”. Ciò che differenzia Gesù da Giovanni il Battista è “lo stile” e “il metodo”: Gesù “non sta ad aspettare la gente, ma si muove incontro ad essa. Le sue prime uscite missionarie avvengono lungo il lago di Galilea, a contatto con la folla, in particolare con i pescatori”.

Ed è lì che il Messia cerca e trova “i compagni da associare alla sua missione di salvezza”: Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni. Due coppie di fratelli convocati con un’unica frase: “Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini”. “La chiamata li raggiunge nel pieno della loro attività di ogni giorno: il Signore si rivela a noi non in modo straordinario o eclatante, ma nella quotidianità della nostra vita”, evidenzia il Papa. La risposta dei quattro pescatori è immediata: “Subito lasciarono le reti e lo seguirono”, forti della testimonianza del Battista per mezzo del quale “avevano già iniziato a credere in Gesù come Messia”.

Ed è grazie a “quel primo annuncio” e grazie a questi “uomini umili e coraggiosi che hanno risposto generosamente alla chiamata di Gesù” che noi, “cristiani di oggi, abbiamo la gioia di proclamare e testimoniare la nostra fede”, afferma il Vescovo di Roma. E conclude invocando la “materna intercessione” della Vergine Maria per “rispondere con gioia alla chiamata di Gesù” e mettersi “al servizio del Regno di Dio”.

Dopo la preghiera mariana, Papa Francesco ricorda la ricorrenza della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, quest’anno sul tema “L’amore di Cristo ci spinge alla riconciliazione”, che si concluderà mercoledì prossimo con la celebrazione dei Vespri nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, insieme ai fratelli e le sorelle delle altre Chiese e Comunità cristiane presenti a Roma. “Vi invito a perseverare nella preghiera, affinché si compia il desiderio di Gesù: Che tutti siano una sola cosa”, prega Papa Bergoglio.

Un pensiero speciale va alle vittime del terremoto e delle forti nevicate in Centro Italia, come pure ai milioni di uomini e donne che nell’Estremo Oriente celebrano il capodanno lunare il 28 gennaio. “Il mio cordiale saluto giunga a tutte le loro famiglie, con l’augurio che esse diventino sempre di più una scuola in cui si impara a rispettare l’altro, a comunicare e a prendersi cura gli uni degli altri in modo disinteressato. Possa la gioia dell’amore propagarsi all’interno delle famiglie e da esse irradiarsi in tutta la società”, è l’augurio del Papa.

Ai soci dell’Unione Cattolica Insegnanti, Dirigenti, Educatori e Formatori, che hanno terminato il 25° Congresso nazionale, rivolge invece l’auspicio che possano proseguire “un fruttuoso lavoro educativo, in collaborazione con le famiglie, sempre in collaborazione con le famiglie”. Infine, la consueta formula di saluto: “A tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”.

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