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Giornata della Memoria: la città ricorda la tragicità dell’Olocausto

IncontroDi Patrizia Cicconi

SAN BENEDETTO DEL TRONTOA 72 anni dalla liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, vengono organizzati eventi ed iniziative in ricordo delle persecuzioni del popolo ebraico nei campi nazisti.

Anche San Benedetto del Tronto ha proposto un incontro per condividere la memoria dell’immane tragedia: “La Shoah: un progetto di cancellazione dell’umanità dell’uomo”, coordinato dai Consiglieri comunali Rosaria Falco e Mariadele Girolami.

Poiché è importante ricordare, affinché tutto ciò non si ripeta e per non sottovalutare le ideologie che furono il propulsore dei massacri, è stato chiesto il contributo di due figure professionali: il docente e storico Ernesto Travaglini e la sociologa Arianna Canali.

Il sindaco, Pasqualino Piunti, ha dato avvio all’incontro: “Questa giornata nasce dopo che lo Stato italiano ha voluto per legge che il 27 gennaio fosse la giornata della memoria. Il nostro intento non è seguire pedissequamente ciò che essa dice, ma far sì che ci sia riflessione perché le nuove Shoah sono sempre dietro l’angolo”.

Segue il professor Ernesto Tavoletti, che, presentando l’argomento in chiave storica, moralizza: “In quel tempo se non si fosse appartenuti alla razza ariana, considerata eccelsa, non si era degni di vivere. In realtà non esistono razze diverse ma soltanto una ed unica: quella umana”.

A ribadirne il concetto la sociologa Arianna Canali, esprimendosi in chiave invece sociologica: “Per la realtà attuale è inconcepibile pensare che se una persona non ha il nostro stesso credo debba essere eliminata. Per i carnefici lo sterminio era solo un lavoro senza emozione o sentimento perché vi erano delle distanze sociali a livello emotivo tra chi eseguiva e chi subiva che non permettevano di provare sensi di colpa”.

E conclude con un aneddoto: “Esistono due lupi all’interno di noi: quello bianco e quello nero, il bene e il male, entrambi dominanti. Quando si combatte, quale vince? Quello che nutri di più attraverso azioni, scelte, accoglienza, amore. E se vince uno l’altro non muore perché è la nostra scelta che incide su cosa facciamo per noi stessi e per il prossimo”.

 

Un incontro di riflessione, quindi, con l’intento di lasciarci la precisa sensazione di ciò che hanno patito 6 milioni di persone che terminarono la loro vita nei campi di sterminio dopo essere stati privati di sicurezza morale, materiale, affettiva e della dignità.