“Come nella Chiesa primitiva il sangue dei martiri fu seme di nuovi cristiani, così oggi il sangue di tanti martiri sia seme di unità fra i credenti, segno e strumento di un avvenire in comunione e in pace”, l’auspicio formulato dal Papa a conclusione dell’udienza ai membri della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali.
Di fronte alle persecuzioni subite oggi da molti cristiani d’Oriente, Francesco ha richiamato “l’intercessione e l’esempio di tanti nostri martiri e santi, che hanno dato coraggiosa testimonianza a Cristo e hanno raggiunto la piena unità, loro”. Essi, ha spiegato, “ci rivelano il cuore della nostra fede, che non consiste in un generico messaggio di pace e di riconciliazione, ma in Gesù stesso, crocifisso e risorto”. Come discepoli suoi, siamo chiamati a “testimoniare ovunque, con fortezza cristiana, il suo amore umile che riconcilia l’uomo di ogni tempo. Laddove violenza chiama violenza e violenza semina morte, la nostra risposta è il puro fermento del Vangelo, che, senza prestarsi alle logiche della forza, fa sorgere frutti di vita anche dalla terra arida e albe di speranza dopo le notti del terrore”.
“ll mistero di Gesù morto e risorto per amore – ha sottolineato Francesco -, è il punto di riferimento anche per il nostro cammino verso la piena unità. I martiri, ancora una volta, ci indicano la via”. La loro vita “offerta in dono ci chiama alla comunione, a camminare più speditamente sulla strada verso la piena unità”.