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L’evasione fiscale, una storia italiana

Di Nicola Salvagnin

Si definisce “eterogenesi dei fini”. Convochi una conferenza stampa per illustrare i successi governativi nella lotta all’evasione fiscale (meno di 20 miliardi di euro) e, invece, certifichi proprio con i dati che le cose non stanno così: la cifra recuperata è grossomodo la stessa dell’anno prima. Il di più è dato dalla cosiddetta volontary disclosure, termine straniero per definire il condono a chi riporta in Italia soldi trasferiti all’Estero. Facilmente frutto di attività in nero.
In realtà la questione è mal posta. Il problema non è quello di fare un’efficace azione di recupero: in Italia, è come lasciare aperta la stalla e tentare di fermare non pochi buoi, ma migliaia di cavalli da corsa lanciati verso la libertà. Il nocciolo quindi è quello delle condizioni della stalla.
In Italia si evadono le imposte per ragioni che tutti noi conosciamo perfettamente, compreso chi ci governa. Anzitutto normative complesse, burocrazia per cui abbiamo sprecato tutti gli aggettivi, una macchina legislativa che sembra fatta apposta per premiare i furbi e i fraudolenti. La giustizia, poi, fa la sua parte e non aggiungiamo altro. Il senso civico degli italiani non è così sviluppato, ma non è storia di oggi; in molte Regioni, si aggiunga, il “nero” è essenziale per tirare a campare.
Ma al di là del sistema-Italia, conosciuto in tutto l’Occidente nelle sue “qualità”, due massi giganteschi ostruiscono la strada della correttezza fiscale: il primo è rappresentato dalle aliquote. Se lo Stato arriva a chiederti quasi la metà dei redditi guadagnati, a quel punto le conseguenze sono due: privare gli onesti di stimoli a guadagnare di più e, al contempo, dare un incentivo pazzesco a chi voglia e soprattutto possa sottrarsi alla scure del Fisco. Il guadagno è appunto enorme.
Ma tale non sarebbe se esistesse un apparato sanzionatorio che scoraggi il furto di denaro destinato alla comunità (perché tale è). Per esempio pene pecuniarie da spèttino, la perdita di certi diritti e delle prestazioni garantite dallo Stato che vuoi frodare, la detenzione o misure paragonabili nei casi più gravi.
Ecco: diciamo che chi evade il fisco, soprattutto chi lo fa pesantemente, da sempre può dormire sonni non troppo agitati. Bisogna incapparci, nelle maglie dei controlli. E non è cosa probabilissima. Poi la legge consente tante e tali vie di fuga, che per rimanere incastrati dentro quelle maglie bisogna proprio essere dei tonni. O molto sfortunati. Prova ne sia la gigantesca evasione dell’Iva, attività pianificata e resa quasi scientifica per quanto è redditizia e facile.
Post scriptum: questo articolo può essere riproposto tale e quale nei prossimi anni, a regolare scadenza. In Italia e per quanto riguarda l’evasione fiscale, tutto cambia (a parole) affinché nulla cambi nei fatti.

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