“L’orgoglio umano, sfruttando il creato, distrugge”. C’è il creato al centro dell’udienza di ieri, in cui Papa Francesco ha messo in guardia dall’egoismo di chi vuole “sfruttare a piacimento” la terra, che non è “nostra proprietà”. Quando l’uomo “si lascia prendere dall’egoismo”, il monito del Papa, rovina “anche le cose più belle”, come l’acqua. Alla fine dell’udienza – che Francesco è tornato a svolgere in piazza San Pietro – un appello per il Sud Sudan, dove cinque milioni e mezzo di persone, pari a metà della popolazione, sono morte di fame: “Non fermarsi solo a dichiarazioni, ma rendere concreti gli aiuti alimentari e permettere che possano giungere alle popolazioni sofferenti”.
“Pensiamo all’acqua: è una cosa bella, è tanto importante, ma per sfruttare i minerali, come si contamina l’acqua e si sporca la creazione, si distrugge la creazione!”.
Lo ha esclamato, a braccio, il Papa, per spiegare che “quando si lascia prendere dall’egoismo, l’essere umano finisce per rovinare anche le cose più belle che gli sono state affidate”. “E così è successo anche per il creato”, il monito di Francesco all’inizio della catechesi: “Spesso siamo tentati di pensare che il creato sia una nostra proprietà, un possedimento che possiamo sfruttare a nostro piacimento e di cui non dobbiamo rendere conto a nessuno”. La creazione, invece, “è un dono meraviglioso che Dio ha posto nelle nostre mani” e “alla cui realizzazione siamo chiamati tutti a collaborare, giorno dopo giorno”. “Quando rompe la comunione con Dio, l’uomo perde la propria bellezza originaria e finisce per sfigurare attorno a sé ogni cosa”, come accade anche oggi a causa “dell’orgoglio e della voracità umani”.
“L’orgoglio umano, sfruttando il creato, distrugge”, ha detto a braccio Francesco esortando a “prestare ascolto ai gemiti dell’intero creato”.
“Se facciamo attenzione – ha spiegato – intorno a noi tutto geme: geme la creazione stessa, gemiamo noi esseri umani e geme lo Spirito dentro di noi, nel nostro cuore”. “Questi gemiti non sono un lamento sterile, sconsolato”, ma – come spiega Paolo – “sono i gemiti di una partoriente, sono i gemiti di chi soffre, ma sa che sta per venire alla luce una vita nuova”. “E nel nostro caso è davvero così”, il commento di Francesco.
“Il cristiano non vive fuori dal mondo, sa riconoscere nella propria vita e in ciò che lo circonda i segni del male, dell’egoismo e del peccato”.
Lo ha ricordato, il Papa, e ha aggiunto che il cristiano “è solidale con chi soffre, con chi piange, con chi è emarginato, con chi si sente disperato”. Ma “il cristiano ha imparato a leggere tutto questo con gli occhi della Pasqua, con gli occhi del Cristo Risorto”: “Nella speranza sappiamo che il Signore vuole risanare definitivamente con la sua misericordia i cuori feriti e umiliati e tutto ciò che l’uomo ha deturpato nella sua empietà – ha assicurato Francesco – e che in questo modo egli rigenera un mondo nuovo e una umanità nuova, finalmente riconciliati nel suo amore”.
“Quante volte”, invece, “anche noi cristiani siamo tentati dalla delusione, dal pessimismo”.
A volte, ha osservato il Papa, “ci lasciamo andare al lamento inutile, oppure rimaniamo senza parole e non sappiamo nemmeno che cosa chiedere, che cosa sperare”. In questi casi, “ancora una volta ci viene in aiuto lo Spirito Santo”, che “vede per noi oltre le apparenze negative del presente e ci rivela già ora i cieli nuovi e la terra nuova che il Signore sta preparando per l’umanità”.
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