Un libro bianco per discutere sul futuro dell’Ue. Ma, forse, l’opinione pubblica europea non ha voglia né interesse a dibattere l’argomento… “Noi proponiamo delle piste di riflessione, avanziamo delle proposte proprio perché siamo convinti che sia necessario promuovere e sostenere un ampio confronto, oggi carente, su questi temi”. Jean-Claude Juncker risponde così a un’obiezione del Sir a proposito del “Libro bianco sul futuro dell’Unione europea”, presentato mercoledì 1 marzo nell’emiciclo dell’Europarlamento a Bruxelles. Presidente – incalziamo – si parla di crisi dell’Europa: non sarà, più in generale, una crisi della politica partecipativa, di cui anche l’Ue è vittima? “Sì, è così, per tale ragione serve un dibattito a tutti i livelli”, capace di coinvolgere i cittadini, i territori, le forze politiche, i governi dei Paesi membri. “E tra un anno – aggiunge Juncker spigoloso, con quel lieve tono polemico che sa sfoderare al momento opportuno – non ci dicano che non abbiamo chiesto un parere” sul percorso dell’integrazione europea.
“È l’inizio di un processo”. Il Libro bianco della Commissione, significativamente illustrato dal presidente Juncker nell’aula del Parlamento europeo (unica istituzione Ue eletta direttamente dai cittadini), contiene, in una trentina di pagine, cinque differenti percorsi – chiamati “scenari” – che l’Unione a 27 potrebbe decidere di intraprendere. L’orizzonte temporale è il 2025. “È solo l’inizio di un processo”, puntualizza lo stesso Juncker, “e io spero che ora un dibattito onesto, e di ampio respiro possa decollare. Abbiamo il futuro dell’Europa nelle nostre stesse mani”. L’obiettivo generale è duplice, con evidenti correlazioni:
da una parte rilanciare l’integrazione politica ed economica, dall’altra dare risposte concrete alle attese e ai bisogni dei cittadini.
Il tutto in uno “scenario in rapido mutamento, che propone ogni giorno contesti, sfide e nuovi ostacoli” all’Ue. Juncker parte da lontano, dal Manifesto di Ventotene di Spinelli, Rossi e Colorni; segnala i successi di sessant’anni di pace e di collaborazione tra i Paesi aderenti. Non trascura il nodo dei nazionalismi che riemergono e il vento anti-Ue che spira da nord a sud, da est a ovest del continente. Il Libro bianco – strumento inventato dal predecessore Jacques Delors nel 1985 – viene proposto in vista del Consiglio europeo del 9 e 10 marzo e del vertice che si terrà a Roma, il 25 marzo, per celebrare il sessantesimo dei Trattati Cee ed Euratom.
Ventaglio di ipotesi intrecciate fra loro. Juncker e il Collegio dei commissari guardano già a una Unione senza Londra (autoesclusasi con il Brexit), individuando cinque scenari possibili, sui quali avviare il dibattito. Il primo, “Avanti così”: ovvero proseguire sul percorso già tracciato, in cui l’Ue27 si concentra “sull’attuazione del suo programma positivo di riforme”. Secondo scenario, “Solo un mercato unico”: l’Ue “si rifocalizza progressivamente sul mercato unico poiché i 27 Stati membri non riescono a trovare un terreno comune in un numero crescente di settori” (sarebbe “un passo indietro”, un’Europa fatta solo di commercio e di finanze; Juncker esclude esplicitamente questa ipotesi che rappresenterebbe, a suo avviso, un fallimento storico). Terzo, “Chi vuole di più fa di più”: questo scenario evidenzia una Unione che continua secondo la linea attuale, “ma consente agli Stati membri che lo desiderano di fare di più assieme in ambiti specifici come la difesa, la sicurezza interna o le questioni sociali”. È l’Europa a più velocità, a geografie variabili, costituita da “coalizioni di volenterosi” che procedono e altri Stati che si defilano. Quarto scenario, “Fare meno in modo più efficiente”: l’Ue si concentra “sul produrre risultati maggiori in tempi più rapidi in determinate aree politiche”, intervenendo meno nei settori “per i quali non si percepisce un valore aggiunto”; una Ue che fa la cura dimagrante ma non per questo perde slancio. Infine, quinto scenario, “Fare molto di più insieme”: gli Stati membri “decidono di condividere in misura maggiore poteri, risorse e processi decisionali in tutti gli ambiti”. In questo caso “le decisioni di livello europeo vengono concordate più velocemente e applicate rapidamente”. E i governi che sottoscrivono gli impegni “li rispettano”.
Ulteriori documenti e un calendario. Le fitte pagine del Libro bianco, tra cartine, infografiche e tabelle, presentano anche un calendario.
La Commissione infatti contribuirà al dibattito con una serie di documenti di riflessione:
sullo sviluppo della dimensione sociale dell’Europa, a fine aprile; sulla gestione della globalizzazione, a metà maggio; sull’approfondimento dell’Unione economica e monetaria, a fine maggio; sul futuro della difesa europea, inizio giugno; sul futuro delle finanze comunitarie, fine giugno. Juncker promette di organizzare una serie di dibattiti nelle capitali e nelle grandi città europee; di riprendere il Libro bianco durante i summit Ue di giugno, ottobre e dicembre e nel discorso sullo Stato dell’Unione a metà settembre. Anticipa l’organizzazione di un summit sociale a Goteborg, in Svezia, il 17 novembre. E già guarda alle elezioni del Parlamento europeo del 2019, momento in cui l’opinione pubblica e gli elettori faranno sentire la loro voce proprio sul futuro dell’Ue, premiando o le forze che credono maggiormente in una Europa “unita nella diversità” oppure quelle che bocciano la “casa comune” e puntano a un ritorno della sovranità nazionale. Ma da qui al 2019 la strada è lunga.