Di Andrea Capecci
RIPATRANSONE – Il Mercoledì delle Ceneri è un momento forte, un giorno di rottura col passato. È il giorno in cui veniamo chiamati alla conversione del cuore, mediante l’imposizione sul capo di un pizzico di cenere, simbolo della nostra natura effimera e passeggera, accompagnato dalla formula “Convertiti e credi al Vangelo”. Questa cenere, in genere, viene ricavata bruciando i ramoscelli d’ulivo benedetti nella Domenica delle Palme dell’anno precedente.
Quest’anno, come da tradizione nella Parrocchia Madonna di Fatima, questo incarico è stato assunto dal Gruppo di Catechesi che si prepara alla Prima Confessione: i “Piccoli Figli della Luce”. Domenica scorsa 26 Febbraio, quindi, in mattinata di buon ora, i bambini del Gruppo si sono ritrovati con i propri Catechisti ed i propri genitori nel Piazzale Parrocchiale per bruciare i ramoscelli d’ulivo e preparare, quindi, le ceneri per il Mercoledì di inizio Quaresima.
E mentre i rametti bruciavano, un po’ di fumo invadeva il Piazzale e saliva al Cielo, il nostro Parroco Don Luis ci ha spiegato il significato delle Ceneri e di questo periodo particolare che stava per iniziare.
Il Mercoledì delle Ceneri, infatti, non è solo questo un giorno di digiuno e di penitenza. Non si esaurisce solo in quel giorno ma da inizio ad un periodo, la Quaresima, ovvero quaranta giorni di preparazione all’avvenimento più importante nella vita di ogni cristiano, che è la Pasqua. Il numero quaranta è simbolico, ricorda infatti i quaranta giorni di digiuno e preghiera passati da Gesù nel deserto, ed è proprio quell’episodio della vita di Gesù ad indicarci quali sono i segni della Quaresima: digiuno, elemosina, preghiera. Solo attraverso queste tre vie si può sfruttare l’occasione di conversione che la Quaresima ci offre e vivere pienamente la Santa Pasqua.
È chiaro ormai come la parola chiave di questo periodo sia “conversione”, una parola impegnativa, perché cambiare rotta non è mai facile. Come ricorda Papa Francesco, “In Paradiso non si va in carrozza”, e infatti il sentiero della Quaresima è un sentiero impervio e scomodo, fin dal momento in cui lo si imbocca.
Nel Mercoledì delle Ceneri ci viene chiesto di buttare le nostre maschere (quelle del Carnevale e quelle che indossiamo nella vita di tutti i giorni), ma soprattutto ci viene chiesto di intraprendere una vita che sia autentica e che miri alla Verità della nostra esistenza che è Cristo Signore.
Essere cosparsi di cenere, nel giorno in cui inizia la Quaresima, significa proprio questo: ricordarsi della nostra natura, e che tutti i progetti e le cose materiali per i quali ci affanniamo tanto, sono destinati a svanire miseramente, e che per questo dobbiamo volgerci verso l’unica Verità che non delude, abbandonando le cose vane.
Certo, apparentemente è impossibile conciliare il tempo di Quaresima con lo stile di vita che la società e i media ci propinano oggi. La Quaresima richiede riflessione, isolamento (Gesù nel deserto) e perseveranza nella preghiera, mentre le nostre vite sono frenetiche e piene di mille impegni che soffocano quel tempo di preghiera e riflessione necessario alla conversione. In più, il tempo di sacrificio, di digiuno e di astinenza dalle carni che ci viene richiesto dalla Quaresima, mal si sposa con una società in cui la cultura del sacrificio è vietata perché bisogna divertirsi e ricercare la felicità (una felicità, purtroppo, non autentica) ad ogni costo. Tuttavia, se si guarda alla Quaresima con sguardo non superficiale, ci si accorge che essa è veramente “un tempo favorevole”, un’opportunità, come ci ricorda ancora Papa Francesco, “per non accontentarsi di una vita mediocre”.