Le procedure di “lustrazione” nei Paesi ex comunisti dell’Europa centro-orientale limitano la partecipazione politica delle ex élite autoritarie e dei loro collaboratori nei nuovi sistemi democratici, e il livello di corruzione in un Paese può essere collegato all’effettiva attuazione di tali procedure. Sono i concetti-chiave esposti dal gesuita e politologo sloveno Peter Rozic nella sua conferenza all’incontro annuale dei segretari generali di Giustizia e pace Europa e dei delegati di quasi venti commissioni nazionali Giustizia e pace.
Padre Rozic ha presentato i risultati della sua ricerca nel suo discorso all’incontro annuale dei segretari generali della rete europea Giustizia e pace Europa, svoltosi dal 24 al 26 febbraio a Lubiana. Il gesuita sloveno ha iniziato la sua conferenza con alcune riflessioni sulla realtà della corruzione nei Paesi post-comunisti. In effetti,
il fenomeno della corruzione ha ampiamente contribuito al “blues post-comunista” e alla nostalgia del passato.
Durante una cerimonia per celebrare l’inizio del trasferimento dei resti di diverse migliaia di persone uccise e gettate in una miniera dalle forze dell’ordine del dittatore comunista Tito, il presidente sloveno Borut Pahor aveva dichiarato lo scorso ottobre che “la riconciliazione è possibile soltanto dal momento in cui siamo pronti a perdonare e ad ammettere la verità anche se è dolorosa, dura e accusatrice”.
Tuttavia, secondo padre Rozic, ciò che è necessario in funzione della riconciliazione è una forma specifica di giustizia transizionale per controbilanciare le forme di corruzione transizionali. Esperienze come quelle delle Commissioni della Verità sudafricane hanno dimostrato che non è sufficiente che i colpevoli ammettano il loro coinvolgimento personale in atti criminali; devono anche scusarsi con le vittime. Nel caso dell’Europa post-comunista, queste forme di giustizia transizionale che affrontano il passato sono state battezzate procedure di “lustrazione”, che si potrebbe tradurre nel linguaggio corrente con “gettare luce” sul passato.
Nella sua ricerca il politologo ha studiato 34 situazioni nelle società post-comuniste. 15 avevano messo in atto procedure di lustrazione, 19 no.Sulla base dei dati raccolti ha sviluppato un “indice di lustrazione” che include parametri strutturali del passato e del presente, e con l’aiuto del suo indice padre Rozic potrebbe mostrare che l’attuale competizione democratica rende le procedure di lustrazione più credibili e sostenibili. Ulteriori risultati dicono che più un Paese è protestante, meno la sua società è corrotta, e che più lustrazione realizzi, meno una società dovrà combattere con la corruzione.
In conclusione della sua affascinante conferenza, il sacerdote gesuita ha proposto alcuni spunti sui temi della politica e della spiritualità, che sono stati di particolare ispirazione in questo inizio di Quaresima. Ha poi invitato il pubblico ad essere molto attento al passato e ai modi in cui ne siamo tutti coinvolti. Ha chiesto di cercare cammini di giustizia, perdono e riconciliazione.
Dopo la sua conferenza e un vivace dibattito, i segretari generali delle Commissioni Giustizia e pace hanno deciso di consacrare la loro azione concertata nel 2018 al tema: “Democrazia e cultura politica”. Durante i tre giorni del loro incontro,
i partecipanti hanno anche coordinato le attività relative all’azione concertata per il 2017, “l’Europa a un bivio”.
Si sono scambiati informazioni sulle rispettive attività a livello nazionale in corso, e in particolare in materia di “salvaguardia del creato”.
L’arcivescovo di Lubiana Stane Zora, che ha anche presieduto l’Eucaristia conclusiva di domenica 26 febbraio, ha incontrato i segretari generali durante un ricevimento. Il workshop internazionale e l’assemblea generale di Giustizia e pace Europa quest’anno si svolgeranno dal 22 al 25 settembre a Taizé (Francia). Più di un centinaio di delegati sono attesi per questo evento, che dovrebbe fornire l’occasione per approfondire le radici spirituali del Movimento Giustizia e pace in Europa cinquant’anni dopo che il beato Papa Paolo VI ha istituito il Pontificio Consiglio della Giustizia e della pace.