Quella dei mafiosi che si fanno la croce prima di ammazzare “è una malattia religiosa” che lo fa arrabbiare.
Lo dice il Papa nell’intervista concessa al settimanale tedesco “Die Zeit”, in cui Francesco confessa che si arrabbia di più quando la Chiesa “non dà una testimonianza di fedeltà al Vangelo: quello mi fa male”. Riguardo alla crisi di vocazioni, il Papa osserva che “è un problema grande” e “grave”. Dove non ci sono sacerdoti manca l’Eucaristia e “una Chiesa senza l’Eucaristia non ha la forza: la Chiesa fa l’Eucaristia ma l’Eucaristia fa la Chiesa”. “Se mancano le vocazioni sacerdotali – rileva – è perché manca la preghiera.
C’è anche il problema della bassa natalità. Inoltre è importante il lavoro con i giovani, ma non bisogna cadere nel proselitismo: è importante infatti anche una selezione, perché se non c’è una vera vocazione poi sarà il popolo a soffrire. Comunque – aggiunge – il “celibato opzionale”, cioè lasciato alla libera scelta, “non è la soluzione”. Mentre la questione dei “viri probati” è una possibilità, ma poi vanno precisati i compiti che possono assumere per le “comunità isolate”. Quanto ai momenti di crisi, Francesco ammette di aver avuto “momenti bui” e “momenti vuoti”, ma precisa: “La crisi è per crescere nella fede. Non si può crescere senza crisi.
La crisi è parte della vita e una fede che non entra in crisi per crescere, di solito rimane infantile”.
L’uomo è buono o cattivo per natura?
“L’uomo è immagine di Dio” – risponde il Papa – “è buono” ma “è stato tentato e si è ferito: è una bontà ferita”, dunque “è debole”. “La cattiveria è un’altra cosa, più brutta”. Per esempio, “Adamo non è stato cattivo: è stato debole, è stato tentato dal diavolo. Invece, la prima cattiveria è quella del figlio, di Caino”: ha ucciso non per debolezza ma “per gelosia, per invidia, per voglia di potere… è la cattiveria delle guerre. E’ la cattiveria che oggi troviamo nella gente che uccide: uccide l’altro”, la cattiveria di chi fabbrica le armi.