“La rabbia dei comunisti era vedere le chiese sempre gremite. Dopo la Messa di Natale del 1963, 4 poliziotti mi incatenarono davanti a tutto il popolo di Dio. Mi mandarono in una cella di 2 metri per 2 senza finestre”.
È iniziata con la testimonianza di fede e santità del cardinale Ernest Simoni, unico sacerdote superstite della persecuzione del regime albanese di Enver Hoxha, la 46ª edizione della Settimana della fede, promossa dall’arcidiocesi di Taranto, quest’anno sul tema “La cultura della misericordia”. Un appuntamento per sera, nella Cattedrale Gran Madre di Dio. Il cardinale, “intervistato” dall’arcivescovo monsignor Filippo Santoro, ha raccontato gli anni difficili in carcere, con microspie addosso e finti detenuti messi al suo fianco per sorvegliarlo. Ha sorvolato sulle tante torture e vessazioni, per ricordare delle Messe celebrate clandestinamente in latino, con un pezzo di pane e il succo di qualche acino d’uva, delle confessioni ai prigionieri, e poi dell’evangelizzazione nei villaggi, negli anni ’90, quando caduto il regime, poté finalmente lasciare la prigione. “Tra le case passavo le notti a dire Messe, confessare e praticare esorcismi. Ricordavo che la grazia di Gesù è per tutti i peccatori del mondo e bisogna amare e perdonare i nemici. Oggi l’emergenza è la conversione dei giovani. Dobbiamo aiutare i ragazzi a credere in Cristo. Preghiamo per le conversioni con il Rosario, che è l’arma più odiata dal demonio. La misericordia di Dio è infinita per coloro che temono il Signore”. Stasera relazionerà padre Francesco Occhetta, redattore de “La Civiltà Cattolica”, sulla figura del grande riformatore sociale san Francesco de Geronimo, nato e cresciuto nel tarantino.
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