Un cardinale e un senatore a confronto sull’”amore ferito” e sulle possibili terapie, per scoprire che – proprio come nel poliedro – “le diverse prospettive, nella misura in cui corrispondono alla realtà, si possono armonizzare tra loro”. Parte dalla figura geometrica utilizzata più volte da Papa Francesco il volume “Terapia dell’amore ferito in Amoris Laetitia” (Edizioni Ares), i cui autori – il cardinale Ennio Antonelli e il senatore Rocco Buttiglione – ad anno dalla pubblicazione dell’esortazione apostolica provano a fare una “lettura a due voci” di uno stesso tema a partire proprio dal capitolo maggiormente enfatizzato dai media – l’ottavo – dove l’amore ferito è quello delle convivenze di coppia uomo-donna senza matrimonio religioso: divorziati civilmente risposati, sposati con solo matrimonio civile, conviventi registrati, conviventi di fatto.
Sono le sfaccettature, preziose, del poliedro che richiedono una pastorale dell’accompagnamento fatta di tempo, gradualità, prudenza, pazienza, perseveranza: tutte virtù lontane anni luce sia dal permissivismo che dal rigorismo, e che chiedono di
“responsabilizzare le famiglie cristiane come principali soggetti di evangelizzazione, affinché nelle parrocchie possa realizzarsi una pastorale dell’accompagnamento, capace di raggiungere persone di ogni età e condizione”,
come scrive il card. Antonelli. Guai, allora, a ridurre l’argomento dei divorziati risposati alla sola questione dell’ammissione o non ammissione alla Comunione: “si rischiano dannose divisioni e contrapposizioni nella Chiesa”. Quella di Francesco, spiega il porporato, è una riforma nella continuità, senza cesure o censure ma anzi all’insegna della coerenza con il magistero del passato. Niente sconti, quindi, sull’indissolubilità del matrimonio, confermata da Francesco in controtendenza rispetto ad un mondo dominato dall’ossessione del cambiamento:
”Se a volte Amoris Laetitia attribuisce alle seconde unioni dei divorziati e ad altre convivenze sessuali la qualifica di bene imperfetto e momentaneamente possibile, oltre che al tono discorsivo e all’esigenza di una comunicazione semplice e diretta, è dovuto ad alcuni valori simili a quelli del matrimonio che anche queste coppie possono realizzare. Mai però il Papa afferma che tali unioni sono oggettivamente lecite”.
Discernimento, la parola-chiave che consente di coniugare i quattro verbi dell’Amoris Laetitia (accompagnare, accogliere, discernere e integrare). Il cristiano che convive non ha diritti da rivendicare e il sacerdote non ha comandi da eseguire: “Nell’accompagnamento pastorale il compito del sacerdote è tutt’altro che facile richiede carità e sapienza, per testimoniare la misericordia di Dio che a tutti e sempre offre il perdono e nello stesso tempo viene realmente accolto dal penitente con la necessaria conversione”.
Se quella del cardinale è una trattazione che ha un carattere sistematico, quella del senatore si dipana al ritmo di domande e risposte alle obiezioni apparse più di frequente nei media.
“Amoris Laetitia non cambia nulla nella valutazione dell’atto, si concentra invece sulla valutazione dei libelli di responsabilità oggettiva”,
l’avvertenza preliminare della seconda parte del volume, che si presenta come una guida per i perplessi. Non esiste un diritto all’Eucaristia per coloro che si presume vivano in stato di peccato mortale: ma si tratta di una presunzione relativa e non assoluta, precisa Buttiglione, perché solo Dio è capace di scrutare nell’intimo dei cuori ed ha la facoltà di pronunciare il giudizio definitivo. Nella pastorale familiare, dunque, sono possibili delle eccezioni alla prassi ordinaria, in presenza di circostanze attenuanti soggettive e con le dovute accortezze dettate dalla prudenza.
“I critici considerano sempre situazioni statiche, per dire se corrispondono alla regola oppure no. Il Papa considera, invece, sempre situazioni dinamiche, in via di evoluzione e si pone sempre la domanda: in che direzione va il cambiamento?”.
Misericordia e storia, scrive Buttiglione, sono le chiavi del testo di Francesco.
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