“Il Sepolcro è lo scrigno della nostra fede, ma anche delle nostre rispettive storie, identità. È lo specchio di ciò che siamo. E mentre vediamo in questo le ferite create dalle nostre storiche divisioni, vogliamo celebrare e mostrare anche il nostro desiderio di curarle. Oggi le Chiese di Gerusalemme stanno versando olio e balsamo sulle ferite del corpo unico di Cristo”. Con queste parole l’amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, monsignor Pierbattista Pizzaballa, ha salutato l’inaugurazione dell’edicola del Santo Sepolcro, che ha avuto luogo oggi nella Città Santa, dopo un restauro durato oltre 10 mesi e reso possibile da un accordo tra le tre comunità religiose che gestiscono la basilica, armeni, ortodossi e francescani.
“Molti abitanti di qui e tutti coloro che hanno familiarità con la vita nel Santo Sepolcro e in generale con quella della Gerusalemme cristiana non potevano pensare che questo sarebbe stato possibile”, ha affermato l’arcivescovo durante la cerimonia ecumenica, ma “ciò che poteva sembrare una missione impossibile oggi lo è e questo perché abbiamo permesso a Dio di illuminare i nostri pensieri, occhi e relazioni”. Per mons. Pizzaballa “questo restauro segna non solo un importante risultato tecnico, ma una fase nuova nelle nostre relazioni, il risultato visibile di una nuova edicola restaurata che è la vita delle Chiese di Gerusalemme. Non può essere solo la fine del lavoro. Siamo solo all’inizio – ha concluso mons. Pizzaballa –: il mio desiderio è che le Chiese di Gerusalemme continuino a godere di questo nuovo atteggiamento per proseguire con i lavori di restauro di tutte le altre parti di questa unica basilica per godere anche del nuovo spirito tra le nostre relazioni”. Ad ascoltare mons. Pizzaballa, tra gli altri il premier greco Tzipras, Theophilos III, patriarca greco-ortodosso, padre Francesco Patton, custode di Terra Santa, Nourhan Manougian, patriarca armeno apostolico e il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I.
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