PORTO D’ASCOLI – “I miei racconti sono ancorati ai fatti di ogni giorno, finché non si sganciano per volare in alto”. Con queste frasi Don Pio Costanzo, parroco della chiesa di “Cristo Re”, apre la prefazione del suo secondo libro, il proseguo del precedente “Un cane e un tiglio”. Un racconto che inneggia l’altruismo, l’aiuto al prossimo, invita a rivolgere parole di speranza, ascoltare la propria parte interiore, asciugare le lacrime di chi ha perso tutto.

Don Pio nella sua ultima fatica letteraria, “Nella terra che trema”, cita il recente terremoto che ha messo in ginocchio il centro Italia, in particolare il paese di Norcia. “Conosco benissimo Norcia, vi andavo quasi tutte le settimane per riposare e passare una giornata diversa. Dopo il terremoto, mi sono detto che sarebbe stato opportuno regalare una copia della mia storia ai bambini delle elementari di Norcia che abitavano nei container. Quando il libro è uscito ho regalato 240 copie”.

La fantasia mi ha spinto alla stesura del racconto, che è la continuazione del mio primo romanzo. Io scrivo non per entrare nella storia della letteratura italiana, ma per fare soldi e raccogliere fondi per la Casa di Accoglienza “Papa Giovanni XXIII” nella quale ospito, a titolo gratuito, uomini e donne che sono privi di un posto in cui mangiare e dormire.  Il ricavato di entrambi i miei libri è completamente devoluto a questa struttura caritativa”.

Nella terra che trema” narra la storia di Ramia, una bambina di colore che ha perso entrambi i genitori caduti in mare dal barcone nella quale erano saliti per giungere in salvo nelle coste adriatiche. Ramia viene trovata da un signore, mentre vagava raminga per la strada, che se ne prese cura personalmente, mandandola dalle suore dove avrebbe potuto ricevere un’adeguata istruzione e stare in mezzo ad altri bambini. Un giorno, un improvviso terremoto, fa crollare buona parte della chiesa adiacente alla casa delle suore e qui torna un vecchio protagonista del precedente racconto di Don Pio, il cagnolino Tobit, che aiuta il signore e un vigile del fuoco a salvare Ramia dalle macerie, per poi dileguarsi di nuovo misteriosamente, com’era già accaduto nel primo libro. Ramia stringeva tra le braccia una statuetta del Bambino Gesù.

Conclude Don Pio nella postfazione: “Il piccolo bambino di Betlem è nato su questa terra per ridare a tutti la fiducia nel domani. Anche a quelli che vivono nella terra che trema”.

 

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