La risposta del paralitico “è una lamentela”, ha fatto notare Francesco: “Ma guarda, Signore, quanto brutta, quanto ingiusta è stata la vita con me. Tutti gli altri possono andare e guarire e io da 38 anni che cerco ma…”. “Quest’uomo – ha commentato il Papa – era come l’albero piantato lungo i corsi d’acqua, di cui parla il primo Salmo, ‘ma aveva le radici secche’ e quelle radici non arrivavano all’acqua, non poteva prendere la salute dall’acqua”.
“Questo si capisce dall’atteggiamento, dalle lamentele e anche sempre cercando di dare la colpa all’altro”, ha proseguito Francesco: “Ma sono gli altri che vanno prima di me, io sono un poveraccio qui da 38 anni… Questo è un brutto peccato, il peccato dell’accidia. Quest’uomo era malato non tanto dalla paralisi ma dall’accidia, che è peggio di avere il cuore tiepido, peggio ancora. E’ vivere ma perché vivo e non avere voglia di andare avanti, non avere voglia di fare qualcosa nella vita, aver perso la memoria della gioia”. Gesù non lo rimprovera, ma gli dice: “Alzati, prendi la tua barella e cammina”. Il paralitico – ha fatto notare il Papa – non aveva neanche detto grazie a Gesù, non gli aveva chiesto nemmeno il nome: “Si è alzato con quell’accidia” che fa “vivere perché è gratis l’ossigeno”, fa “vivere sempre guardando gli altri che sono più felici di me” e si è “nella tristezza”, si dimentica la gioia.
“L’accidia – ha spiegato Francesco – è un peccato che paralizza, ci fa paralitici. Non ci lascia camminare. Anche oggi il Signore guarda ognuno di noi, tutti abbiamo peccati, tutti siamo peccatori ma guardando questo peccato” ci dice: “Alzati, prendi la tua vita come sia, bella, brutta come sia, prendila e vai avanti. Non avere paura, vai avanti con la tua barella’ – ‘Ma Signore, non è l’ultimo modello…’. Ma vai avanti! Con quella barella brutta, forse, ma vai avanti! E’ la tua vita, è la tua gioia”.