ZENIT / di Federico Cenci
VATICANO – Nel Libro dell’Esodo che la liturgia ha proposto ieri, emergono “il sogno e le delusioni di Dio” per via del tradimento da parte del suo popolo. Ma il testo biblico trasuda anche d’amore che il Signore prova per il suo popolo, nonostante tutto.
Parte da queste considerazioni l’omelia che Papa Francesco ha pronunciato nella Messa di Casa Santa Marta ieri mattina, 30 marzo 2017. Bergoglio ricorda la vicenda del vitello d’oro, che il popolo ha avuto premura di costruirsi perché “non ha avuto la pazienza di aspettare Dio” per quaranta giorni soltanto. Così si sono dimenticati del “Dio che li ha salvati”, generando il Lui “delusione”.
“Vi siete dimenticati di chi vi ha allevato”, afferma il profeta Baruc. Questa dimenticanza da parte degli uomini torna anche nel Vangelo, ad esempio nell’episodio “di quell’uomo che fa una vigna e poi fallisce, perché gli operai vogliono prenderla per loro”, ricorda il Santo Padre. Che commenta: “Nel cuore dell’uomo, sempre c’è questa inquietudine! Non è soddisfatto di Dio, dell’amore fedele. Il cuore dell’uomo è sempre verso l’infedeltà. E questa è la tentazione”.
Ecco allora che “ogni giorno” siamo chiamati a “riprendere il cammino per non scivolare lentamente verso gli idoli, verso le fantasie, verso la mondanità, verso l’infedeltà”. Perciò Francesco invita tutti a chiedersi se Dio è deluso di noi. Chiedetevi – ha detto – se “Dio piange per me”.
Se è deluso perché “noi andiamo a cercare amore, benessere” altrove e rifiutiamo “l’amore di Lui”. Si tratta di “un piccolo esame di coscienza” adatto per la Quaresima. “E la sorpresa – ha concluso il Papa – sarà che Lui sempre ci aspetta, come il padre del figliol prodigo, che lo vide venire da lontano, perché lo aspettava”.
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