KENYA – “L’educazione è l’arma più potente che esista per superare conflitti religiosi, tribalismo, ignoranza e povertà. Chi studia potrà costruirsi una vita e non sarà attratto da chi offre una paga in cambio dell’arruolamento in un movimento radicale”. Lo raccontava in un’intervista al Sir il vescovo di Garissa (Kenya), monsignor Joseph Alessandro, ricordando la strage compiuta all’università locale di cui ieri è stato il secondo anniversario. Il Garissa University College fu preso d’assalto il 2 aprile 2015 da un attacco del gruppo jihadista somalo Al-Shabaab. Furono 148 i morti, quasi tutti studenti, molti cristiani, tanto che ci fu chi, anche all’estero, cominciò a interrogarsi sul futuro della Chiesa locale. I fondamentalisti presero in ostaggio oltre 700 studenti, dividendoli tra musulmani e cristiani sulla base della loro capacità di rispondere ad alcune domante relative alla religione islamica. Secondo quanto riportato da testimoni, i musulmani sono stati liberati mentre i cristiani uccisi.