Con queste parole è iniziata l’omelia del Vescovo Carlo Bresciani, pronunciata presso la Chiesa Cattedrale Madonna della Marina domenica 9 aprile, in occasione della celebrazione della Domenica delle Palme.
Presenti alla celebrazioni anche diversi componenti del gruppo “Sordi Cattolici” provenienti da tutto il territorio nazionale e “l’Associazione Amici del Marcucci” riunitasi a San Benedetto del Tronto in occasione del nono convegno internazionale.
Il vescovo Bresciani ha poi affermato: “Ciò che la passione di Gesù ci vuol comunicare, però, non è tanto che esiste il male e che esso può arrivare alle atrocità più impensate. Questo noi lo possiamo vedere anche oggi in tanti fatti aberranti del mondo che suscitano la nostra repulsione e il nostro sdegno, non c’era bisogno della passione di nostro Signore perché noi ce ne rendessimo conto.
Gesù vuole, invece, insegnarci quale sia l’unica via per sconfiggere il male, dentro di noi prima che negli altri, cioè come non lasciarci corrompere dal male che si abbatte su di noi. Gesù vuole mostrarci come non lasciarci vincere dal male e dalle molte forme di limiti da cui è segnata la nostra esistenza umana. Questo lo fa attraverso il modo nel quale egli ha affrontato la sua croce, abbandonato da tutti e tradito anche dagli stessi apostoli.
Egli non ha risposto al male con altro male, alla cattiveria con altra cattiveria, all’odio con altro odio. Non è questo il modo di agire di Dio, non è questo il modo di colui che ama veramente. Gesù non approva coloro che lo crocifiggono, si dichiara innocente, non rinnega nulla di quello che ha fatto o detto, anzi lo conferma, ma rifiuta ogni violenza. È vero, lui che ha scacciato demoni e ha guarito infermi, potrebbe invocare schiere di angeli per far piazza pulita di coloro che gli stanno facendo del male: ma ciò sarebbe contrario all’amore per il nemico che egli ha predicato e attuato e aggiungerebbe violenza a violenza in una catena senza fine.
Gesù si comporta da Dio: condanna il male e perdona coloro che gli fanno del male. Condanna il male subendolo senza lasciare che esso spenga il suo cuore che ama, perché questo sarebbe il vero male radicale. Il male radicale dell’uomo non è quello fisico, per quanto possa far soffrire e possa essere doloroso, ma è quello morale, quello di un cuore che non sa più amare.
Gesù si rivela veramente Figlio di Dio nel fatto che il suo amore attraversa tutto il male del mondo e ne esce intatto, non diminuito o inaridito. È la meraviglia di Dio e la fonte inesauribile della nostra speranza che niente e nessuno possa spegnere il suo amore, neppure quando straziato dal dolore. Proprio per questo possiamo sperare nella nostra salvezza, perché possiamo confidare sempre nel perdono di Dio, purché siamo desiderosi di conversione e di cambiare lo stile di vita egoistico che ci porta ad essere operatori di male verso noi stessi, prima ancora che verso gli altri.
Noi cristiani ci mettiamo con fiducia ai piedi della croce, perché da quella croce, che parla di tutto il male del mondo, scende non una parola di condanna, ma di perdono e, quindi, di amore. È il mistero dell’amore di Dio che mediteremo in questa settimana santa, che iniziamo oggi, e che ci porterà alla santa Pasqua che celebrerà la vittoria di Gesù anche sull’ultimo male: quello della morte.
Saremo partecipi di questa vittoria se con Gesù, affidandoci a lui come lui si è affidato al Padre, impareremo a combattere il male facendo il bene. Che Egli ci accompagni su questa strada”.