“Quando l’intreccio tra potere tecnologico e potere economico si fa più stretto, gli  interessi possono condizionare gli stili di vita e gli orientamenti sociali nella direzione del profitto di certi gruppi industriali e commerciali, a detrimento delle popolazioni e delle nazioni più povere”.
A lanciare il grido d’allarme è il Papa, che ieri ha ricevuto in udienza i membri del Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le  scienze della vita, in occasione del 25° anniversario dell’istituzione del Comitato presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. “Le scienze e le tecnologie  sono fatte per l’uomo e per il mondo, non l’uomo e il mondo per le scienze e le tecnologie”, ha ammonito il  Papa, auspicando che queste ultime “siano  al servizio di una vita dignitosa e sana per tutti, nel presente e nel futuro e rendano la nostra casa  comune più abitabile e solidale, più curata e custodita”. “Non è facile giungere a un’armonica composizione delle diverse istanze scientifiche, produttive, etiche,  sociali, economiche e politiche, promuovendo uno sviluppo sostenibile che rispetti la casa comune”, ha ammesso Francesco sulla scorta della Laudato si’: “Tale armonica composizione richiede umiltà, coraggio e apertura al confronto tra le diverse posizioni,  nella certezza che la testimonianza resa dagli uomini di scienza alla verità e al bene comune  contribuisce alla maturazione della coscienza civile”.  Francesco ha invitato,  in particolare, il Comitato ad “avviare e sostenere processi di consenso tra gli scienziati, i tecnologi, gli imprenditori e i rappresentanti delle istituzioni, e per individuare strategie di sensibilizzazione dell’opinione pubblica  sulle questioni poste dagli sviluppi delle scienze della vita e delle biotecnologie”. “Le  tecnologie, ancora più delle scienze, mettono nelle mani dell’uomo un potere enorme e crescente”, ha ricordato il Papa, secondo il quale “il  rischio grave è quello che i cittadini, e talvolta anche coloro che li rappresentano e li governano, non avvertano pienamente la serietà delle sfide che si presentano, la complessità dei problemi da risolvere, e il pericolo di usare male della potenza che le scienze e le tecnologie della vita mettono nelle nostre mani”.

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