Decine di civili uccisi e feriti, migliaia costretti a fuggire per sopravvivere e aiuti umanitari scarsi o inesistenti: è quanto testimoniano gli operatori di Medici senza frontiere (Msf) in Repubblica Centrafricana dove il nuovo conflitto è sempre più esteso e intenso. “Nelle ultime settimane le nostre équipe sono state testimoni di esecuzioni sommarie, e hanno trovato corpi mutilati lasciati esposti per terrorizzare la popolazione. I civili sono traumatizzati e in molti sono fuggiti nella boscaglia dove cercano di sopravvivere con ciò che riescono a trovare”, ha detto René Colgo, vice capo missione di Msf, che dal 26 marzo coordina l’équipe che fornisce cure mediche nelle aree di Bakouma e Nzako. Negli ultimi mesi, lotte interne alle parti coinvolte nel conflitto del 2014-2015 hanno ulteriormente spaccato i gruppi rivali, scatenando un uovo conflitto per il controllo del territorio e delle risorse, soprattutto nella parte centrale e orientale del Paese (prefetture di Ouaka, Haute Kotto, Basse Kotto and Mbomou). Nell’ospedale pediatrico di Bria, per esempio, le équipe di Msf hanno trattato da novembre 168 persone per ferite causate dagli scontri. Tra il 24 e il 26 marzo, il nostro reparto pediatrico ha ricevuto 24 feriti gravi. Il conflitto si sta allargando ad aree che erano state considerate relativamente stabili negli ultimi due anni. A Bakouma e Nzako (provincia di Mbomou), villaggi e aree minerarie sono contese da gruppi armati rivali, con conseguenze devastanti per la popolazione civile. “Quella che già era una delle più gravi emergenze umanitarie al mondo sta peggiorando. E’ una spirale di violenza senza precedenti dall’apice del conflitto nel 2014”, dichiara Emmanuel Lampaert, rappresentante di Msf nella Repubblica Centrafricana. “Tutte le parti in conflitto devono smettere al più presto di attaccare persone non combattenti e consentire un minimo di assistenza a chi ne ha disperato bisogno”, afferma Caroline Ducarme, capo missione in Repubblica Centrafricana.