Di Simona Melchiorre, Archivio e ricerca storica Istituto Suore Rosarie
Suor Adriana del Rizzo, delle suore Rosarie di Udine, è stata per quaranta anni maestra nella loro scuola in Grottammare, l’Istituto Nostra Signora del Rosario.
Nata il 2 maggio del 1922 e primogenita degli 11 figli di una famiglia di coloni contadini di Azzano Decimo, un paesino vicino Pordenone, fin da piccola si distingue per il carattere deciso, l‘allegria e l’intelligenza vivace, primeggiando a scuola.
Intorno ai vent’anni, attraverso anche una zia già suora nella Congregazione delle Rosarie, decide di farsi suora anche lei.
La Congregazione, per sua tradizione e carisma dedicata all’educazione cristiana dei bambini e della gioventù, mette a pieno profitto le doti di Suor Adriana, facendole conseguire il diploma di maestra d’asilo.
Le sue prime esperienze di insegnante sono nell’asilo che le suore hanno in un paesino della montagna friulana, Avasinis; e poi, nel decennio dal 1945 al 1955, quando è presso l’opera assistenziale dell’Istituto S. Alessio che le suore gestiscono a Roma.
Qui, tra il 1952 e il 1955, mentre accudisce bambini pieni di “dopoguerra” e di scabbia, consegue anche il diploma di maestra elementare, presso la scuola privata Sede Sapientiae. Così dal 1955 è trasferita e inserita nell’organico di suore per l’Istituto scolastico che le Rosarie aprono nelle Marche, a Grottammare.
La sua presenza e il suo insegnamento qui continuano per altri quarant’anni, fino al 1999, quando, in pensione, rientra per quiescenza nella casa generalizia di Udine.
Suor Adriana aveva una personalità forte e profondamente innamorata di Dio. Ha trasmesso questa sua passione sia nell’insegnamento scolastico sia in quello del catechismo e nelle attività pastorali.
Il suo segno erano l’allegria e la creatività. Amava scrivere, cantare, suonare; amava la natura.
Non ha usato di questi suoi carismi solo per sé, ma li ha trasfusi attraverso l’insegnamento. Maestra di fede, guida in sapienza, ha raccolto la stima e il ricordo affettuoso di moltissimi.
Anche negli anni di quiescenza presso la casa generalizia a Udine ha saputo essere una presenza sempre vivace, pur attenta e capace di discrezione, irradiando una santa allegria tanto preziosa per tutta la comunità.
Nonostante l’improvviso peggioramento delle condizioni di salute, se n’è andata serenamente.
Neppure la morte è riuscita a rubare il sorriso dal suo viso largo e forte, simpatico e rassicurante.
Non lascia un vuoto nei cuori che l’hanno conosciuta e amata, ma l’eco di una grassa risata d’amore.