Cresce, in Europa, la quantità di cibo sprecato: 88 milioni di tonnellate annue di prodotti alimentari pronti per il consumo finiscono nella spazzatura, circa 173 kg pro capite l’anno. “Lo spreco alimentare costa 940 miliardi di dollari all’anno in tutto il mondo, causando insicurezza e malnutrizione. Inoltre circa un quarto dell’acqua destinata all’agricoltura viene consumata per produrre cibo che poi finirà sprecato e gettato. Oltre a consumare preziose risorse, questo spreco di cibo è responsabile di circa l’8 per cento delle emissioni globali di gas a effetto serra”. L’eurodeputata croata Biljana Borzan è relatrice del provvedimento votato martedì in commissione Ambiente al Parlamento europeo. L’attenzione rispetto al problema dello spreco di generi alimentari è articolata, toccando non solo principi etici e di giustizia sociale, ma anche economici, alimentari, energetici… Ma quali sono le ragioni di tanto spreco? “Questo varia a livello globale. Nei paesi industrializzati – spiega Borzan dal sito www.europarl.europa.eu – la maggior parte dello spreco si concentra nelle fasi finali, cioè nella distribuzione e nel consumo. Nei Paesi in via di sviluppo invece nelle fasi iniziali, a causa della mancanza di tecnologie agricole avanzate, sistemi di trasporto efficienti, infrastrutture e impianti di stoccaggio sicuri”. Quali le conseguenze: “Lo spreco e la perdita di cibo comporta anche un certo spreco di acqua, suolo, ore di lavoro, energia e di altre risorse preziose e spesso limitate. Gli esperti sostengono che la riduzione del 30% dei rifiuti alimentari da parte dei consumatori nei Paesi sviluppati potrebbe salvare circa 400mila chilometri quadrati di terreno agricolo entro il 2030”.
Le cifre fornite dalle diverse agenzie che studiano il problema sono molto differenti tra loro, ma appare ovvio – e qui i pareri concordano – che si tratta di un fenomeno grave e crescente. “Mentre il 20% del cibo prodotto nell’Ue viene perso o sprecato, 55 milioni di persone non possono permettersi un pasto ogni due giorni. Questa situazione è insostenibile e immorale”, secondo la deputata. Cosa si può fare individualmente per ridurre gli sprechi? “Il 53% dei rifiuti alimentari proviene dalle famiglie, l’educazione dei consumatori è un punto critico per cui è necessario un grande sforzo”. “Bisogna imparare a meglio organizzare la propria spesa, a non comprare più del necessario e a mettere il cibo nuovo in fondo al frigorifero così da consumare prima i prodotti in scadenza. Anche gli avanzi, si possono riutilizzare oppure congelare”.