“Un’emozione raddoppiata”. Così fra Carlos Acácio Gonçalves Ferreira, parroco di Santa Maria Maggiore ad Assisi, che dal 20 maggio diventerà Santuario della Spogliazione, racconta il suo stato d’animo dopo la lettera di Papa Francesco al vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, mons. Domenico Sorrentino, per il nuovo santuario. “Io – spiega il religioso – sono un frate minore cappuccino dell’Amazzonia, in Brasile, dove i frati di Assisi operano da più di cento anni: non avrei mai immaginato di vivere e svolgere la mia missione come frate ad Assisi. In Italia vivo da sei anni e mezzo e da tre nella città del Poverello. Da ottobre 2016, poi, sono parroco di Santa Maria Maggiore”. Alla gioia di vivere nella città di San Francesco si è aggiunta quella per la lettera del Papa: “Il suo messaggio – afferma – è la conferma di un’ispirazione del vescovo e di un desiderio nostro di ‘partire’. Mons. Sorrentino già parlava da un po’ di questa idea del santuario della Spogliazione. Quando me l’ha riproposto, ho detto: ‘Facciamo subito’. Quando nel messaggio del Papa, ho letto ‘Io, Francesco’, lui che porta il nome del nostro grande santo, ho provato un’emozione forte”.
Soprattutto, sottolinea fra Carlos, “mi hanno colpito le parole ispirate che ci ha rivolto: ci ha dato un bellissimo programma di evangelizzazione e ha insistito sui giovani, che ci stanno particolarmente a cuore. Noi vogliamo dedicare, infatti, il nuovo santuario anche al discernimento vocazionale, come il Pontefice ci sta indicando”. “La lettera di Papa Bergoglio per me – aggiunge – è un segno in più del Signore che ha pensato grandi cose per la nostra realtà parrocchiale, che adesso diventa santuario, e un impulso forte a seguire le orme di San Francesco, spogliandoci di tutto per lasciare spazio a Dio. A quelli che verranno qui, giovani o meno, per trovare un senso e una parola, offriremo il forte messaggio del Poverello quando si spogliò di tutto per seguire il Signore”. Con il suo messaggio, conclude il parroco, “il Papa ci ha fatto un grandioso regalo, che ci riempie di emozione ma anche di responsabilità, perché l’inaugurazione del santuario della Spogliazione non è più un fatto solo locale, ma riguarda ormai tutta la Chiesa”.