Melloni, dopo aver ricordato la diversità di approccio della Chiesa ortodossa alla realtà del matrimonio, citando la frase del Patriarca ortodosso Atenagora “la Chiesa non apre la porta del talamo nunziale”, ha avvertito di un rischio. “Il cristianesimo farebbe una cosa gravissima – ha detto – se immaginasse la coniugalità come fatto piccolo borghese della coppietta. La vita cristiana è, per tutti, prima di tutto una vita comunitaria e inserire questa dimensione familiare nella vita comunitaria è il tema di oggi”.
Parlando della crisi che incide sulle decisioni delle coppie di fare figli, a chi porta l’esempio del secondo dopoguerra come tempo in cui pur con molta più povertà si facevano figli, Melloni ha detto “non è un parametro per l’oggi”.
In quegli anni, ha detto, “c’era una ‘riserva morale’ che oggi non abbiamo” ed è proprio su questo fronte, ha aggiunto, che oggi “dovrebbe venire un grande contributo alla vita pubblica dai cristiani che rifiutino le scorciatoie della corruzione, dell’evasione fiscale ecc”. “Ciò di cui ha bisogno il Paese, oggi – ha proseguito -, è una grande assunzione di responsabilità”, tale per cui, sulla questione immigrati “sulla quale c’è chi specula” il cristiano “sa che deve prendersi responsabilità e che ogni scelta lascia uno spazio di dubbio, di possibilità. Diversamente si arriva allo scontro muro contro muro”.
“Che presente sta avendo, non avrà, ma sta avendo, una società nella quale le politiche familiari sono o inesistenti o inconsistenti?”, ha detto mons. Galantino, sollecitato da una domanda sulle difficoltà delle famiglie in Italia. “Non mi pare ci sia una consapevolezza seria su questo tema – ha spiegato – e questo dipende anche da che tipo di coscienze abbiamo formato o non formato. In Parlamento c’è ancora gente che dice di aver a che fare con le sacrestie, ma che non corrisponde nelle scelte politiche al Vangelo. Quando io, senza grazia e diplomazia, dico che bisogna rimettere seriamente la famiglia nella politica, lo dico anche pensando al nostro essere preti o vescovi che non possono solo lanciare invettive ma devono indicare vie concrete”.