DIOCESI – Lectio delle Monache Clarisse del monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto sulle letture di domenica 30 aprile.
«Gesù di Nazareth […], consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso […] Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni».
E’ Pietro, insieme con gli altri Undici, che parla rivolgendosi alla folla, nel giorno di Pentecoste. Parla con una autorevolezza e una fermezza sicuramente non ordinarie per lui. Ci dicono gli Atti degli Apostoli, che «si alzò in piedi e a voce alta parlò così…».
Cosa è successo? Cosa ne è dei discepoli nascosti nel Cenacolo per paura di eventuali ritorsioni dei Giudei nei loro confronti? Cosa ne è dei discepoli per i quali, con la crocifissione di Cristo, sembravano essere morte tutte le speranze di salvezza e libertà?
Ma non basta…i due discepoli, che ci presenta il Vangelo e che stavano lasciando Gerusalemme dopo i fatti della passione di Cristo, ora «partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme», per “gridare” insieme con gli apostoli «Davvero il Signore è risorto».
Ma come? Non stavano viaggiando verso Emmaus, tristi, “in fuga dal Crocifisso, dicendo «Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele…»?
Cosa è successo?
Eventi straordinari, potremmo rispondere: apparizioni, lo Spirito Santo che irrompe sugli apostoli…
Certamente esperienze non quotidiane, che farebbero cambiare idea a chiunque, esperienze uniche vissute duemila anni fa, eventi personali e personalizzati…
Ma davvero è così? Davvero ci troviamo di fronte solo a un qualcosa di “ultraterreno” per cui tanto gli apostoli tanto i discepoli di Emmaus non hanno potuto che credere e riconoscere Gesù vivo?
Come potrebbe reggersi, allora, oggi, la nostra fede? Dobbiamo aspettare anche noi delle apparizioni?
«Non ardeva forse in noi il nostro cuore […] quando ci spiegava le Scritture? […] Ed essi narravano come lo avevano riconosciuto nello spezzare il pane».
Ascolto della Parola, spezzare insieme il pane eucaristico, abbandono fiducioso all’azione dello Spirito: sono questi gli strumenti, ordinari e straordinari allo stesso tempo, attraverso i quali i discepoli riconoscono il Signore che «camminava con loro», il Dio non scomparso dalla loro vita ma presente, vicino, compagno di viaggio, di mensa, il Dio che “rimane” con loro! Il Dio vivo, che ci rende sicuri nel dire, come il salmista, «…gioisce il mio cuore ed esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro, perché non abbandonerai la mia vita negli inferi…». Il Dio che ci apre gli occhi, ogni giorno, e, ogni giorno, ci dona quanto necessario a riconoscerlo nella nostra storia di uomini!