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Questa settimana abbiamo intervistato Alessandra Bucci
Alessandra perché si scrivono poesie? Non so perché lo si faccia in generale, posso semplicemente affermare che io, attraverso la scrittura, curo le mie ferite, sano gli squarci dell’anima. Ho la possibilità di vestire abiti nuovi ogni qualvolta sento stretti quelli che indosso. Viaggio, conosco e percorro angoli remoti della mia interiorità, cerco di far rinascere, di volta in volta, quella piccola parte di me che lungo il cammino qualche doloroso evento ha annientato, provo a fare ordine, almeno in parte, fra miei “grovigli” interiori elevandomi al di sopra del grigiore della vita quotidiana e riuscendo così ad andare avanti con rinnovata speranza.
Sono un’insegnante di lettere che da sempre si diletta a dipingere e ama la fotografia (sulla copertina de “I sentieri dell’anima” e su quella di “Donne. Sette racconti, un’unica storia” ci sono due miei elaborati grafico-pittorici mentre su quella di “Raccontami il mare” c’è una foto scattata durante le mie corse mattutine) e solo nell’ultima parte della mia vita mi sono dedicata alla scrittura. Qualche anno fa, infatti, ho aperto una pagina Facebook, Il mondo di Alessandra B., su cui, quasi per gioco, ho iniziato a trascrivere pensieri e poesie che forse da sempre tenevo chiusi in un cassetto interiore.
Con enorme piacere mi sono subito accorta che i miei scritti erano apprezzati e ciò mi ha spinto a pubblicare il primo libro di poesie “I sentieri dell’anima” uscito ad ottobre 2014 edito dalla Duende. Dalla poesia al racconto il passo è stato breve. E così è venuto alla luce “Donne. Sette racconti, un’unica storia” uscito ad agosto 2015 edito dalla Intermedia Edizioni.
Man mano le pagine Facebook sono diventate tre, alla prima si sono aggiunte “Insieme è più bello” e “Donne”, ed ora non potrei fare a meno di scrivere ogni giorno pensieri, versi, aforismi, attività che contribuisce notevolmente al mio benessere emotivo e che mi ha permesso di conoscere tante persone interessanti.
Se dovessi spiegare in poche righe il tuo pensiero artistico o filosofico ad un ragazzino, cosa gli diresti? Parafrasando Ernst Bloch, posso affermare che anche la mia è una “filosofia della speranza”. Imparare a sperare si può ed io mi servo della scrittura e dell’arte, in generale, per cercare la luce, la rinnovata speranza ed illuminare così i momenti bui della mia vita. Praticare la costante ricerca della speranza attraverso la scrittura per vincere la paura, l’angoscia che è sempre in agguato dietro l’angolo. “L’effetto dello sperare si espande, allarga gli uomini invece di restringerli, non si sazia mai di sapere che cosa internamente li fa tendere a uno scopo e che cosa all’esterno può essere loro alleato”. Questo è il messaggio che, con parole semplici, mi piacerebbe trasmettere.
Parlaci del tuo primo lavoro “I sentieri dell’anima”. Come nasce? Come si caratterizza? Quali traguardi ha raggiunto?
Ho iniziato a scrivere in un momento di grande sofferenza, una notte mentre assistevo mia madre in ospedale. Da quel momento è come se si fosse aperta una porta e tutte le mie emozioni represse, le mie inquietudini avessero iniziato a scorrere via come un fiume in piena verso il mare regalandomi una piacevole sensazione di benessere. Dopo la prima poesia ne ho scritta un’altra e poi un’altra ancora fino a quando ho deciso di raccogliere i primi ottanta componimenti in una silloge,“I sentieri dell’anima” appunto. Un percorso tortuoso e a tratti tempestoso all’interno della mia interiorità più profonda caratterizzata da una forte sensibilità in cui gli eventi della vita quotidiana, le stagioni, i fenomeni naturali rivestono un ruolo di primaria importanza e da cui scaturiscono emozioni che si materializzano attraverso le parole o le immagini per restituirmi fiato e generalmente positività. Ho un rapporto molto stretto con la natura e mi lascio influenzare psicologicamente dalle condizioni climatiche del momento. La natura, inoltre, è per me una vera e propria maestra di vita, dispensatrice di saggezza. Ci lancia continui messaggio da cogliere che dall’esterno rimandano all’interno. II mio modo di essere mi porta a vedere la vita come viaggio che inizia per le strade del mondo per poi proseguire attraverso gli intimi “sentieri dell’anima”. La poesia e l’arte in generale fanno da cassa di risonanza a ciò che dentro vibra come conseguenza alle varie sollecitazioni che la vita ci pone davanti, eventi naturali compresi.
Con questo mio primo lavoro ho avuto modo di assaggiare le mie prime piccole soddisfazioni che mi hanno poi spinto a continuare per cercare di misurarmi anche con altri generi letterari, il racconto e il romanzo.
Con quale riferimenti o simbologie caratterizzi la tua arte poetica, tanto da renderla riconoscibile? Quali i tuoi Maestri? Quali i temi? Sono una donna piena di contrasti e come tale adoro gli ossimori, molto frequenti anche nelle mie poesie alternati alle metafore di tipo naturalistico e alle sinestesie. La poesia ermetica non è nelle mie corde avendo io una necessità spasmodica di comunicare emozioni ma ho comunque amato molto Quasimodo, Montale e Ungaretti. Mi ispiro in particolare alla poesia del Novecento, ai nostri Luzi, Sbarbaro, Rebora, Campana e Alda Merini per fare solo alcuni nomi. Adoro gli autori stranieri come Neruda, Garcia Lorca, Pessoa, Prevert, Allan Poe, Dickinson, Lee Masters, Apollinaire, e tanti altri.
I temi sono anch’essi quelli tipici dell’uomo moderno, l’inquietudine che spesso si concretizza nel tema ricorrente della notte, il male di vivere, la malinconia, l’amore, l’amicizia, il tutto contraddistinto dalla continua ricerca di una nuova gemma che annuncia la primavera anche sui rami più arsi del più rigido inverno.
I tuoi interessi spaziano dalla poesia alla pittura, dalla cultura del territorio (grazie al MartinBook”) a varie forme d’arte. Come leghi questi interessi tra loro?
Per rispondere a questa domanda vorrei partire da una mia poesia dal titolo Donna a metà: Sempre in bilico/ tra sogno e realtà,/ poesia e prosa,/ luce e tenebra,/ sottobosco ed alta quota,/ rami arsi e teneri germogli,/ vivo cucendo/ con i fili della passione/ le due diverse sponde/ del mio palcoscenico./ E ritrovo così/ la mia integra sostanza. Tutto questo per dire che se è pur vero che il mio mondo letterario ha una genesi poetica, la mia poesia è una poesia prosastica e la mia prosa cerca costantemente di tendere alla poesia. Inoltre, quando scrivo, traduco le mie emozioni in vivide immagini, così come tento di fare quando dipingo. La mia scrittura è stata definita “visiva” e questo non può che farmi un immenso piacere. Sono una persona difficilmente catalogabile, una donna poliedrica e molto impegnata. Un’insegnante, una sportiva che corre quasi tutte le mattine lungo il suo amato mare, una moglie, una madre di due bambini, un maschio di 13 anni ed una femmina di 9, che cerca a fatica, sempre in bilico, ma senza mai perdere completamente l’equilibrio, di portare avanti i suoi mille progetti, le sue variegate attività. Non per ultimi gli impegni con l’associazione culturale di cui faccio parte con la quale, insieme al mio affiatato gruppo, cerchiamo di promuovere la cultura nel territorio. Al suo interno abbiamo varie risorse, giornalisti, insegnanti, attrici di teatro, tecnici che ci permettono ogni volta di organizzare eventi di vario genere come ad esempio presentazioni di libri, reading poetici, mostre pittoriche, con la minima spesa e il massimo risultato proprio perché siamo fermamente convinti che l’arte in generale possa avere un effetto medicamentoso per contrastare l’inaridimento culturale che avanza.
A fine luglio, in particolare, organizziamo un festival di tre/quattro giorni in cui, in varie location del nostro paese, che si trova sul mare e che in estate richiama un discreto numero di turisti, invitiamo autori e artisti locali ma anche personalità molto conosciute a livello nazionale.
“Donne sette racconti” è il tuo secondo libro. Come si caratterizza?
Questo libro è caratterizzato dalla presenza di sette donne, sette storie legate, le une alle altre, da un sottile filo. Sette come i giorni della creazione e della settimana, i colori dell’arcobaleno, le note del pentagramma e i chakra.
Sette racconti che ci invitano a riflettere, che non ci danno risposte bensì ci spronano a cercarle per scrutare nell’animo femminile e capire meglio i meccanismi che mettono in atto certi processi.
Il numero sette rappresenta l’universalità e la completezza. Sin dall’antichità è stato considerato un numero magico, il numero della perfezione che congiunge il ternario, divino, con il quaternario, terrestre, e, in quanto tale, mediazione tra il cielo e la terra.
Affiancato alla figura femminile, da sempre generatrice di vita e, a sua volta, con i suoi cicli mensili influenzati dalla luna, spesso accostata all’astro notturno, tende a dare l’idea del compiuto, del concluso, tanto più che l’ultima storia, delle sette presenti nel libro, si ricollega alla prima come a chiudere un cerchio perfetto.
Le protagoniste del libro sono perlopiù donne semplici, con i piedi per terra ma con tanta voglia di continuare a sognare, fragili e forti allo stesso tempo, concrete, vere, nel senso che in ogni personaggio convivono varie sfumature del mio mondo, alcune appartenenti ad Alessandra Bucci ed altre alle donne incontrate lungo la mia strada. Ci sono delle insegnanti appassionate di poesia, pittrici, sportive, tutte caratteristiche che appartengono anche alla mia persona. Nell’affrontare le varie problematiche ho tenuto conto delle mie personali esperienze ma soprattutto mi sono ispirata alle testimonianze di tutte quelle donne che, durante l’arco della mia vita, hanno lasciato in me un segno indelebile regalandomi profonde emozioni e impartendomi preziose lezioni di vita. Per quanto riguarda l’esperienza del coma, ad esempio, ho avuto la fortuna di conoscere due persone sensibili e profonde, a me molto care, che hanno attraversato quel famoso tunnel e mentre descrivevo quella particolare scena pensavo ai loro racconti, alle emozioni che trasudavano dai loro gesti mentre me ne parlavano, mentre mi rendevano partecipe della loro esperienza tragica e toccante.
Ho deciso di dedicare questo mio secondo lavoro alle donne perché sono convinta che il mondo interiore femminile sia molto più complesso e variegato di quello maschile. Ho cercato di far luce su certi aspetti misteriosi di questo mondo così affascinante e analizzando le mie donne, la loro interiorità, studiavo contemporaneamente me stessa cercando di comprendere alcuni processi a volte totalmente imprevedibili e difficili da spiegare anche a me stessa.
Vorrei comunque evidenziare che ho cercato, se pur indirettamente, di rivalutare ed elevare anche la figura maschile che nonostante le sue fragilità e insicurezze, spesso generatrice di profondi dolori per le protagoniste del libro, prova a mostrare il suo lato più dolce e arrendevole. Quasi tutti gli uomini presenti nei vari racconti hanno, in qualche modo, fatto soffrire le protagoniste, ma nessuno lo ha fatto con consapevolezza o con una precisa volontà. Non vi sono né carnefici, né vittime, solo complessi rapporti umani.
Poesia nelle scuole: preferire autori e componimenti classici o maggiormente attuali, moderni e contemporanei?
Penso che i classici siano fondamentali, non si può prescindere dalla loro conoscenza. Credo molto anche nella necessità di tornare ad imparare le meravigliose poesie dei grandi nomi della nostra letteratura a memoria. Penso che questo sia un esercizio importante oltre che per allenare la nostra capacità mnemonica anche per arricchire il bagaglio culturale, il vocabolario di ognuno di noi e sollecitare la nostra sensibilità. Bisognerebbe spaziare poi anche e soprattutto fra gli autori moderni e contemporanei, anche di altre nazionalità per avere una visione più completa e profonda di questo complesso ed affascinante mondo.
Cosa vedi nel tuo immediato futuro? Stai lavorando ad altri componimenti?
In realtà ho diversi progetti in cantiere. Questo è per me un periodo molto fertile. E’ in uscita una nuova raccolta di poesie, “Stagioni d’amore, stagioni di morte” pubblicato dalla Irdi-destinazionarte con la prefazione del professore Massimo Pasqualone e la cui copertina è impreziosita da un meraviglioso quadro dell’artista Carlo Gentili “Il volto dell’anima” esposto in permanenza al museo “Guidi” di Forte dei Marmi mentre un nuovo romanzo, “Oltre”, ha già preso vita ed è in attesa del giusto editore in grado di promuoverlo e valorizzarlo. Quest’ultimo lavoro è diverso da tutti gli altri. E’ un romanzo ambientato a Roma in cui si rintracciano varie sfumature, si va dal rosso vivo di una passione travolgente, alle sfumature noir generate dalla presenza di un serial killer. La poesia è sempre presente e fa da sfondo alla vicenda piena di colpi di scena. I temi toccati sono di grande attualità, la dislessia, i rapporti sociali al tempo dei social network, il tradimento, ecc. Spero di potervelo presentare al più presto.
Poi ci sono i miei impegni col Martinbook, l’associazione culturale che esiste dal 2011 e di cui faccio parte ormai da quasi tre anni. Orgogliosa posso affermare che mai come in questo periodo siamo stati attivi.
l tuoi ricordi più belli legati all’arte, alla poesia? I premi vinti…. I ricordi più belli sono sicuramente legati alle presentazioni dei miei libri, quando mi sono resa conto, nel concreto, delle vere emozioni che trasmettevo alla gente, almeno ad una certa tipologia di persone a me affini. Ricordo in particolare la prima in assoluto, quella fatta al salone consiliare del mio paese in occasione dell’uscita de “I Sentieri dell’anima” durante la quale ho esposto anche alcuni dei miei quadri. Era la prima volta che mi mostravo al pubblico e ricordo che sentire i miei versi prendere vita dalla bellissima voce di Sara Palladini mi procurò un’emozione immensa. Chi l’avrebbe mai detto che a quella prima esperienza ne sarebbero seguite tantissime altre tutte altrettanto emozionanti e gratificanti?
Per quanto riguarda i premi, ho ricevuto alcune menzioni di merito e ho vinto recentemente il primo premio del V Concorso nazionale “Poesia e vino” di Tollo con la poesia “Rituale di-vino”.
Il tuo mondo di fantasia è popolato da… …da tanti fantasmi del passato che vagano di notte fra i miei sentieri dell’anima e che giornalmente sconfiggo con la mia tanto amata “filosofia della speranza”.
“Raccontami il mare”, la pubblicazione più recente. Cosa significa per te?
Sono nata e sono sempre vissuta in una località di mare. Il mare con l’alternarsi delle sue maree, col movimento eterno delle sue onde ha da sempre scandito i miei giorni. Ancora oggi, quasi ogni mattina, mi alzo all’alba per fare la mia corsetta rigenerante sulla riva. Parlo al mio intimo amico, lo ascolto e mi lascio consolare quando ne ho bisogno.
Mio padre, inoltre, è stato un marinaio che per lavoro stava fuori per mesi e questo ha contribuito a rendere il mio rapporto col mare sempre più intenso. Quando, da piccola, sentivo la sua mancanza me ne andavo su uno scoglio, sempre lo stesso, e osservavo quello spazio immenso vagando con la fantasia fin oltre l’orizzonte e respirando a fondo l’aria salmastra. Questo mi bastava per sentirlo subito vicino. Oggi che mio padre non c’è più, è venuto a mancare quando aspettavo mia figlia, quasi a ricordarci che chi resta continua a diffondere il profumo dell’originaria essenza per le strade del mondo, faccio esattamente la stessa cosa. A mio padre e al mare è dedicato questo libro che da sempre portavo nel cuore.
La malinconia tipica del poeta, la passione, l’appartenenza ad un luogo, l’amore, l’amicizia, il desiderio di maternità, il senso di abbandono per la perdita di un genitore, la nostalgia, la cura degli oggetti legati ai propri cari e soprattutto il senso di colpa, sono questi i temi ricorrenti nella storia. Scrivendo questo libro ho provato diverse emozioni, innanzi tutto sono tornata bambina, alla mia infanzia sulla spiaggia, alle mie estati vissute a trecentosessanta gradi, ai bagni di settembre quando i turisti partono e la spiaggia torna ad essere quel rifugio, malinconico si’, ma intimo e prezioso di chi ha la fortuna di vivere al mare tutto l’anno. Ho rivissuto la magia dell’alba che ogni volta, con le sue mille sfumature che si rispecchiano sull’acqua ti travolge, ho sentito accendersi in me la meravigliosa luce del tramonto che allunga le ombre sulla spiaggia e rafforza i contrasti. Ma soprattutto ho avuto modo di analizzare, alla luce della mia sopraggiunta maturità, il rapporto con mio padre, molto diverso dal padre della protagonista del romanzo. L’uomo che mi ha generato era di poche parole e non amava raccontare storie come faceva invece il padre di Alice mentre io, una bambina forse un po’ troppo fragile, avrei voluto ascoltarne e avevo imparato a leggerne di meravigliose nei suoi occhi scuri ogni volta che quell’uomo silenzioso tornava da un lungo viaggio.
Questo libro, uscito a luglio 2016 ed edito da “L’Erudita”, rappresenta per me un tentativo di superare certi malinconici momenti e soprattutto i sensi di colpa che fin da piccola, forse a causa di un’educazione troppo rigida, mi hanno tormentato. Il senso di colpa è infatti un altro dei temi fondamentali trattati nel libro ed io ho cercato in questo modo di liberarmene gettando in mare, fra le onde amiche, tutte le emozioni represse forse troppo a lungo. Le poesie in appendice, sono direttamente collegate alla storia e possono essere considerate un mio personale omaggio al mare, al mio prezioso amico di sempre, del quale non potrei mai fare a meno.
Oggi la società sta cambiando. I sentimenti diventano sempre più deboli. Credi che la letteratura possa avere ancora un effetto educativo rilevante? Lo spero vivamente, per me le emozioni e i sentimenti sono il sale della vita. Come già detto sono un’insegnante di lettere della scuola secondaria di primo grado molto empatica ed emotiva e come tale cerco di trasmettere ai miei alunni l’amore per la lettura e per la scrittura. Assegno loro mensilmente un libro da leggere e poi insieme lo analizziamo e lo commentiamo. Spesso leggendo loro dei brani le mie emozioni si condensano in lacrime e i miei occhi si fanno lucidi. Cerco costantemente di condividere con i ragazzi le mie emozioni e anche se a volte li sento molto distanti sono sicura che un piccolo seme di quanto trasmesso resterà in loro e magari negli anni, proprio quando meno se lo aspettano, vedranno spuntare i primi frutti.
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