BRASILE – Brasile paralizzato per il primo sciopero generale di venerdì scorso dopo 21 anni, che vede come esplicito obiettivo il governo guidato da Michel Temer. Massiccia l’adesione nelle principali città, con qualche momento di tensione tra manifestanti e forze di Polizia. Il motivo dello sciopero è l’approvazione da parte del Congresso, avvenuta mercoledì scorso, della legge che riforma il mondo del lavoro che innalza l’età pensionabile e cancella lo Statuto dei lavoratori, datato 1947.
Qualche ora prima dello sciopero era arrivato un comunicato di vicinanza ai lavoratori da parte della Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb), riunita in questi giorni ad Aparecida. La Cnbb, si legge nella nota, firmata dal presidente, il card. Sergio da Rocha, arcivescovo di Brasilia, “si unisce ai lavoratori e alle lavoratrici, delle città e delle campagne, in occasione della Giornata del 1° maggio. Sgorga dal nostro cuore di pastori un grido di solidarietà in difesa dei loro diritti e, in particolar modo, dei 13 milioni di disoccupati. Il lavoro è fondamentale per la dignità della persona e costituisce una dimensione fondamentale dell’esistenza umana. Attraverso il lavoro la persona partecipa all’opera della creazione e contribuisce alla creazione di una società più giusta”.
Prosegue la nota: “In questa logica perversa del mercato, il potere esecutivo e quello legislativo vengono meno al dovere dello Stato di mediare il rapporto tra capitale e lavoro, per garantire la protezione sociale”. Citando le riforme all’esame del Parlamento, i vescovi denunciano: “È inaccettabile che tali decisioni, che influenzano la vita delle persone e rimuovono i diritti già conquistati, siano approvate dal Congresso senza un ampio dialogo con la società”. Conclude il comunicato: “Incoraggiamo l’organizzazione democratica e la mobilitazione pacifica, in difesa della dignità dei diritti di tutti i lavoratori e lavoratrici, con speciale attenzione ai più poveri”.
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