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Grottammare, Chiesa di Sant’Agostino primo incontro del ciclo “Le nuove droghe”: Ludopatia, conseguenze e diagnosi

GROTTAMMARE – È entrato ormai nel linguaggio quotidiano il neologismo “ludopatia” inteso come patologia del gioco, un male a molte facce, che va riconosciuto, arginato e curato. Un fenomeno che coinvolge le istituzioni, la società, la Chiesa.

Questa è l’ottica su cui si è proteso il primo appuntamento del ciclo di incontri “Le nuove droghe”, svoltosi martedì 17 maggio presso la Chiesa di Sant’Agostino, al paese alto di Grottammare.

Introduce Don Giorgio Carini: “Come parroco vedo situazioni drammatiche, famiglie devastate e indebitate che finiscono anche in mano all’usura e quindi ci siamo chiesti come possiamo muoverci per rompere un muro fatto di abitudini sbagliate. Alcuni locali hanno isolato al loro interno le slot machine con muri in cartongesso per avere una certa privacy. Si tende sempre di più ad addolcire la cosa quanto, invece, bisognerebbe ridare dignità e libertà alle persone”.

Il Dottor Giovanni Di Giovanni, psichiatra, criminologo e psicoterapeuta, ha illustrato i vari aspetti del problema della ludopatia associata al convulso utilizzo di videopoker, gratta e vinci, lotterie e gioco d’azzardo. “Quando si parla di ludopatia si parla di dipendenza, una disfunzionalità del nostro cervello. Ciò che noi facciamo ci deve dare una certa soddisfazione e così si avvia il nostro sistema libico che attiva la dopamina, producendo effetti come aumento della frequenza cardiaca e pressione del sangue. Con il gioco il sistema libico si attiva, il soggetto esce fuori dal tempo e dallo spazio, perde il contatto con la realtà e ciò è alimentato dai suoni e dalle luci che queste macchinette emettono. Tutto il meccanismo che induce l’individuo a giocare è indotto dall’esterno. Il gioco, che è un’attività utilizzata per crescere, sperimentare e sviluppare determinate capacità, non è più tale”.

Sembrano lontanissimi i tempi in cui si stava in attesa la domenica sera per controllare la schedina del Totocalcio sperando di aver centrato un “tredici” o attendere una o due occasioni l’anno per acquistare un biglietto della Lotteria Italia.

Anche in questo, il mondo è cambiato. Partiamo dal lontano 1997 quando lo Stato introduce il Superenalotto, le sale scommesse e la doppia giocata del Lotto. Nel 1999 arriva il Bingo. Nel 2003 la Finanziaria incentiva l’installazione delle slot-machine. Arriviamo al 2005 con la terza giocata al Lotto e le scommesse online. Tra il 2007 e il 2008 vengono promossi i giochi che “raggiungono l’utente”: parliamo di pay-tv, digitale terrestre, sms, attivazione di call center per il Lotto via telefono ed altro.
Arriviamo al 2009, siamo in pieno governo Berlusconi, e il terremoto colpisce l’Abruzzo: per fare cassa nascono le nuove lotterie ad estrazione istantanea, nuovi giochi numerici a totalizzazione nazionale con estrazioni giornaliere e giochi di carte in solitario con il computer. Nel 2012 aumentano le sale di videopoker e con i cellulari si può giocare alle slot machine, ai gratta e vinci e al Lotto.

Tutto questo supportato da un battage pubblicitario su qualunque fonte di comunicazione: giornali, televisioni, siti internet, radio. Basti pensare alle note pubblicità in cui i protagonisti erano il calciatore Francesco Totti e lo showman Claudio Bisio.

Il Dottor Di Giovanni prosegue indicando la diagnosi del problema: “Il più delle volte il soggetto ricorre al gioco perché incapace di fronteggiare i propri problemi, perché vuole fuggire da essi e di conseguenza gioca sempre di più. Dobbiamo andare a considerare la storia delle persone, non tanto quella pratica quanto quella emotiva, che condiziona gli automatismi che non sempre si riescono a controllare. Si deve prendere atto delle condizioni psicologiche, delle problematiche fisiche, le situazioni sociali e familiari. Le slot machine hanno creato un danno enorme perché sono entrate nei luoghi dove si fanno relazioni, nei circoli, nei bar che sono luoghi di associazioni. Il gioco coarta le menti. Ora si gioca da soli, ci si isola, si assume un comportamento di marginalità. Non si utilizza il pensiero razionale. Il tutto è uguale all’assunzione di droghe. Inoltre, gli smartphone ed Internet sono diventati giochi. I giovani oggi chattano e giocano fino all’alba subendo un danno permanente. Con la luce dei video la melatonina non viene prodotta e il gene si può bloccare. Le conseguenze sono apatia, nervosismo, incapacità di rispondere a degli stimoli e soprattutto c’è il blocco della crescita delle cellule. Dobbiamo riappropriarci della nostra vita con coraggio, anche con l’aiuto della spiritualità, e avere la follia di andare a trovare il significato di ciò che facciamo”.

L’Italia vanta il non invidiabile primato mondiale di risorse destinate al gioco. Un trend in continua crescita con uno Stato che, finora, invece di contrastare il fenomeno l’ha favorito e ne ha beneficiato. Le leggi ingigantiscono il significato del gioco d’azzardo a livello sociale: siamo il terzo paese nel mondo a giocare, il primo in Europa. Il primato lo ha gli Stati Uniti, seguiti dal Giappone.

Quindi, come muoverci in questi casi? Il Dottor Di Giovanni risponde: “Sono casi molto difficili perché in genere vengono segnalati quando ormai il caso è eclatante. Siccome queste cose accadono in famiglia, la famiglia stessa deve operare un sistema che coinvolga tutti i membri perché è difficile operare solo sulla persona interessata perché la parte razionale è compromessa. Le terapie farmacologiche non fanno altro che stabilizzare la persona ad una dipendenza. Utile è creare dei punti in cui ci si può rivolgere in maniera discreta e creare una rete. Ci vuole uno specialista – conclude lo psichiatra – una persona esperta che sappia affrontare il problema della dipendenza”.

Martedì 23 maggio, sempre presso la Chiesa di Sant’Agostino alle ore 21.15, si terrà il secondo appuntamento della rassegna “Le nuove droghe”. Durante questo incontro dal titolo “Demenza digitale”, Don Giorgio Carini ci parlerà dell’impatto dei media sul nostro cervello attraverso i testi dello psichiatra tedesco Manfred Spitzer.

Patrizia Cicconi: