ZENIT / di Paul De Maeyer
“Se non vogliamo cadere vittime della cultura dello zapping e, a volte, di una cultura di morte, dobbiamo incrementare l’habitus del discernimento, formarci e formare al discernimento.” Questa l’esortazione lanciata lunedì 22 maggio 2017 da papa Francesco alle partecipanti al Capitolo Generale delle Pie Discepole del Divin Maestro, ricevute in udienza nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano.
Scusandosi per il piccolo ritardo con il quale ha iniziato l’incontro, il Papa ha salutato la nuova Superiora Generale e le nuove Consigliere elette dal Capitolo Generale e ha auspicato “abbondanti frutti evangelici”, in particolare “frutti di comunione”. Infatti, così ha spiegato, le divisioni, le invidie, i pettegolezzi “distruggono”, “distruggono la Congregazione”.
“Frutti di comunione con i fratelli e le sorelle della Famiglia Paolina”, ha proseguito il Pontefice, che ha ricordato la missione della Congregazione di “portare agli uomini e alle donne del nostro tempo il Vangelo, particolarmente, nel vostro caso, mediante il servizio liturgico e il prendersi cura dei sacerdoti”. “È bello questo”, ha esclamato.
Poi “frutti di comunione con gli altri carismi”, perché “è brutto quando un consacrato o una consacrata è autoreferenziale”, e infine “frutti di comunione con gli uomini e le donne del nostro tempo”. “Negli interrogativi e nelle attese degli uomini e delle donne di oggi troviamo indicazioni importanti per la nostra sequela di Cristo”, ha affermato il Pontefice.
Nel suo discorso, il Papa ha ricordato che “il Capitolo è tempo di ascolto del Signore che ci parla attraverso i segni dei tempi; tempo di ascolto reciproco e perciò di apertura a quanto il Signore ci comunica mediante i fratelli”, e questo richiede “apertura di mente e di cuore”.
“In questo tempo di grandi sfide, che richiedono ai consacrati fedeltà creativa e ricerca appassionata, l’ascolto e la condivisione sono più che mai necessari, se vogliamo che la nostra vita sia pienamente significativa per noi stessi e per le persone che incontriamo”, ha continuato Francesco, che ha esortato le suore a “mantenere un clima di discernimento, per riconoscere ciò che appartiene allo Spirito e ciò che gli è contrario”.
“La cultura in cui siamo immersi ce le presenta tutte come valide, tutte come buone, ma se non vogliamo cadere vittime della cultura dello zapping e, a volte, di una cultura di morte, dobbiamo incrementare l’habitus del discernimento, formarci e formare al discernimento”, così ha detto. “Non stancatevi di domandare personalmente e comunitariamente: ‘Signore, cosa vuoi che io faccia?’, ‘cosa vuoi che noi facciamo?’”, ha sottolineato.
“Il Capitolo è anche tempo per rinnovare la docilità allo Spirito che anima la profezia”, ha continuato il Papa, che ha parlato di “un valore irrinunciabile per la vita consacrata”.
Francesco ha esortato poi le Pie Discepole del Divin Maestro a vivere “la profezia della gioia”. “Il mondo oggi ha bisogno di questo”, così ha detto, di “quella gioia che nasce dall’incontro con Cristo in una vita di preghiera personale e comunitaria, nell’ascolto quotidiano della Parola, nell’incontro con i fratelli e le sorelle, in una lieta vita fraterna in comunità, inclusiva della fragilità, e nell’abbraccio della carne di Cristo nei poveri.” Si tratta però — ha avvertito — non di una qualsiasi gioia, ma di una “gioia autentica, non autoreferenziale o autocompiaciuta”, di “una gioia vera, non una gioia truccata”.
Francesco ha messo in guardia non solo per lo zampino del diavolo, che dirà: “Ma siamo poche, non abbiamo vocazioni…”, ma anche per i profeti di sventura, “che tanto danno fanno alla Chiesa e alla vita consacrata; non cedete alla tentazione dell’assopimento – come gli apostoli nel Getsemani – e della disperazione”.
Perciò il Pontefice ha invitato la Congregazione fondata nel 1924 ad Alba, in Piemonte, dal beato Giacomo Alberione (1884–1971), a fortificare la vocazione di “sentinelle del mattino”. “Svegliate il mondo, illuminate il futuro! Sempre con il sorriso, con la gioia, con la speranza”, ha esortato, chiudendo il suo discorso con un sentito ringraziamento. “Grazie per quello che siete, per quello che fate e per come lo fate, anche qui nella Città del Vaticano”, ha detto.