di Patrizia Neroni
GROTTAMMARE – Presso il ristorante “Delfino blu” di Grottammare venerdì 19 maggio è stato presentato il Drappo del Palio dei Bambini disegnato da Traini Giorgio di Monsampolo del Tronto. Il Drappo, che sarà conteso nei giochi che si svolgeranno sabato 27 maggio presso la Fortezza di Acquaviva Picena, è stato scelto tra tutti quelli pervenuti alla sede dell’associazione Palio del Duca realizzati dai ragazzi degli Istituti Scolastici di Acquaviva Picena, Monsampolo del Tronto e Monteprandone. Presenti alla serata culinaria “Dell’Orto”, il presidente dell’ass.ne Palio del Duca cav. Nello Gaetani, il sindaco di Acquaviva Rosetti e il vice sindaco Balletta, il consigliere provinciale Malavolta, il sindaco di Monsampolo Caioni, il sindaco di Monteprandone Stracci, la dirigente scolastica di Acquaviva e Monsampolo Marziali e la referente del progetto di Monteprandone Giuseppina Coclite, l’autore del Drappo Traini Giorgio accompagnato dai genitori, il consiglio direttivo dell’associazione Palio del Duca e i soci e i collaboratori. I sindaci si sono detti tutti felici di collaborare a questo importante evento perché consolida il legame dei tre Comuni coinvolti e permette ai ragazzi di vivere la storia; inoltre si sono complimentati, soprattutto il sindaco di Monsampolo, con il giovane autore del disegno. Il cav. Gaetani a nome di tutti ha chiesto a Giorgio Traini di spiegare il suo lavoro e il ragazzo ha risposto: “ Ho ripensato alla storia del matrimonio dei giovani Forasteria e Rinaldo, ho pensato al Palio dei Bambini e un po’ ho preso spunto da qualche lavoretto su internet”. Il consigliere provinciale Malavolta ha detto: “ È una importante manifestazione questa del Palio dei Bambini perché promuove e mantiene viva la storia, la cultura e la tradizione del nostro territorio”. Il cav. Gaetani ha comunicato ai presenti due importanti novità di quest’anno: “Al banchetto medievale sarà presente quest’anno per la prima volta la Caccavella, cioè un piccolo cestino fatto di pasta nel quale saranno serviti ceci e gamberi. Quest’anno poi sarà realizzato un anello in oro e rubini che sarà consegnato dal conte Rinaldo alla sua sposa la duchessa Forasteria, l’anello di proprietà dell’associazione, verrà conservato da quest’ultima. Lo chef Fabrizio Camela ha preparato un ricercato menù a base di pesce e prodotti “dell’orto”, tutto contornato da vini locali.
Nel medioevo le verdure e i legumi non avevano un ruolo di primo piano, nelle ricette pervenute fino ad oggi non vengono riportate le verdure come ingrediente principale. Le lenticchie, i ceci e le fave erano perlopiù usati dalla popolazione che li utilizzava per le zuppe. Gli ortaggi come pomodori, patate e granturco non erano presenti nel medioevo perché importati in Italia dopo la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo, negli orti italiani del periodo medievale, presenti anche all’interno delle mura cittadine, era possibile trovare prodotti come carote, meloni, zucche, girasoli, lattuga, cetrioli, rosmarino, anice, finocchio, prezzemolo, bietole, bietolone, cavolo, cavolo-rapa, crauti, rapanello, scalogno, fave, piselli, porro, cipollina, spinaci, cetrioli, funghi, malva, menta, barbabietole, sedano, altea, catapuzia, cerfoglio, coriandolo, rucola, ruta, papavero, salvia, senape e molte erbe officinali e spezie. La frutta era considerata molto importante, sia dai regnanti che dalla popolazione; era presente su tutte le tavole e in grande quantità: mele, pere, ciliegie, pesche, nespole, noci, prugne, fichi, cedri, limoni, arance, melograni, uva, prodotti di sottobosco, cedri e molto altro. Molto consumate, sia dai nobili che dal popolo, erano anche le birre e i vini. Le birre erano prodotte dagli abati e dai monaci. Le prime birre non derivavano dal luppolo, ma da alcuni cereali contenenti particolari zuccheri che permettevano la fermentazione. La birra è stata la bibita più diffusa nel Medioevo in quanto la coltura della vite era difficoltosa e in certi territori quasi impossibile. L’alto consumo di birra era dovuto anche a problemi legati all’acqua potabile che in certi luoghi ne era difficile l’approvvigionamento. L’impiego del luppolo avvenne per opera di un abate carolingio verso l’anno 800, inoltre la birra era considerata una bevanda sacra per i guerrieri perché trasmetteva all’uomo le energie della terra nella loro totalità. Il vino nel medioevo era la bevanda più versatile in assoluto: si usava in chiesa durante le cerimonie religiose, si usava per fini curativi ed era usato molto per fini alimentari. In un periodo storico dove ancora non si conoscevano né il thé, né il caffè, né la cioccolata il vino aveva un posto di primaria importanza nei banchetti e nelle cerimonie più importanti. I vini dal sapore dolciastro, i vini più giovani, quelli più profumati e ad alta gradazione alcolica erano i più prediletti, soprattutto dalla nobiltà. Il vino di quattro anni era già considerato vecchio. Si distinguevano in: Album, Vermilium, Nerum, bianco, rosso e nero, a questi si aggiungevano il dorato, il rosato, il citrino, l’aureo e il verdognolo. Il più costoso e apprezzato era il vino bianco anche se più consumato era il vino rosso; esistevano anche vini che derivavano dalla pigiatura di tante uve diverse, ma questi erano destinati alla popolazione. I vitigni più utilizzati per la produzione di vini pregiati erano: malvasie, vernacce, moscati e vitigni greci. In alcuni ambienti ecclesiastici era molto consumato il Claretus, ottenuto mescolando vino greco con miele e varie spezie.
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