di M. Michela Nicolais
“Per me essere un improvvisatore significa essere il contrario di un calcolatore”. Lo ha precisato, in apertura della sua prima conferenza stampa da presidente della Cei, a chiusura della 70ª assemblea dei vescovi italiani, il cardinale Gualtiero Bassetti. “Nelle cose – ha spiegato – mi sento più spinto dall’istinto del cuore che dall’intuito della ragione”. Quanto al fatto che la sua elezione sia avvenuta al “tramonto” della sua vita, Bassetti ha commentato: “Il tramonto è una cosa bellissima, è il preludio ad un nuovo giorno”. Poi ha scherzato: “Ero particolarmente confidente sulla mia giovane età e pensavo: ‘Vediamo un po’ chi sarà eletto…’. Da principio ero come sgomento, poi ho visto l’affetto dei vescovi, e altrettanto affetto da parte del Santo Padre, e allora mi sono sentito incoraggiato dai miei fratelli: insieme potremo ancora fare qualcosa di bello”. A tutto campo le domande dei giornalisti, e le relative risposte.
Politica. “La Chiesa post-conciliare dialoga con tutti, ma sul piano politico vorrei fare una distinzione tra la politica con la ‘p’ minuscola – la politica dei partiti, di tutti i partiti, che io rispetto – e la politica con la ‘P’ maiuscola, che riguarda il bene comune e il bene di tutti. La Chiesa vuole impegnarsi fino in fondo su questo secondo aspetto”. Così il cardinale ha risposto ad una domanda su un eventuale “dialogo istituzionale” con il Movimento Cinque Stelle. “Spesso più che la nostra voce, il nostro grido è stato inascoltato”, ha rilevato: “Ma noi continueremo questo grido, perché non possiamo rimanere inerti di fronte ai problemi fondamentali della famiglia e dei giovani”.
Migrazioni. “Chi è profugo va accolto”, ha ribadito Bassetti citando la lunga tradizione della Chiesa sul versante dell’accoglienza, ma anche delle “regole necessarie per l’accoglienza”. “La gente non deve essere costretta a partire, dobbiamo promuovere una mentalità affinché si creino le condizioni che permettano ai migranti di poter restare” a casa loro, ha detto riferendosi all’iniziativa “Liberi di partire, liberi di restare”, per cui la Cei ha già predisposto 30 milioni di euro.
Pedofilia. “I bambini non si toccano, i bambini sono sacri, la pedofilia è un crimine grande”. Nell’esclamarlo, il cardinale ha assicurato che “la Chiesa ha fatto e sta facendo tutto il possibile per eliminare il problema”. “Se c’è qualche smagliatura è un problema di qualcuno, ma noi siamo molto vigili e molto attenti”.
Fine-vita. “La legislazione deve tenere molto più conto del medico”. È il rilievo sul fine-vita, unito ad un mea-culpa a proposito dei malati terminali: “Non diamo a queste persone l’assistenza, la vicinanza, l’amicizia, l’affetto di cui avrebbero bisogno”. “Finché le persone hanno la percezione di essere un valore per l’altro, è sempre più difficile che arrivino a togliersi la vita, che è un atto estremo”.
Famiglia. “L’Amoris Laetitia è un capolavoro e, quindi, anche una sintesi su tutta la dottrina della Chiesa sul matrimonio e la famiglia”. Ne è convinto il presidente della Cei, secondo il quale “c’è un passaggio” del documento del Papa che “va capito”, pena il totale fraintendimento:“Non bisogna fare questa omologazione: che ogni situazione irregolare è peccato mortale”.
“Il Papa non parla di ammissione o no al sacramento, parla di discernimento”, e discernimento significa “verificare qual è la reale situazione di una persona e di una coppia, iniziare un cammino anche penitenziale se necessario e poi vedere come stanno le cose”.
“L’Amoris Laetitia va presentata come il Papa l’ha scritta”, ha detto Bassetti: “Chi fa osservazioni sbaglia, perché non è un documento qualsiasi, e dunque opinabile, ma un documento del magistero”. “Leggete e capite”, l’invito.
Family Day e gender. Ad una domanda sulla terza edizione del “Family Day”, annunciata in autunno, e sulla teoria del “gender”, il cardinale ha risposto ricordando che “la dottrina della Chiesa è molto chiara, e la Chiesa continuerà a proporre la sua dottrina”. “La Chiesa, però, dialoga anche col mondo”:“Io non ho paura del dialogo, ho paura del pressappochismo, di chi nel dialogo non ha un’identità per poter dialogare”.
Giovani. “La mancanza di lavoro, ai nostri ragazzi, toglie la dignità”, il grido d’allarme a nome dei vescovi, contro “i tanti lupi rapaci che fanno di tutto per rubare la speranza dal cuore dei giovani”. Una risorsa dei nostri territori è l’oratorio, che è “una ricchezza, un plusvalore”, uno strumento “non solo pastorale, ma anche culturale, missionario”.
Barbiana e Firenze. “Ci sarò con il cuore”. Questa la modalità con cui il presidente della Cei sarà a Barbiana con il Papa, il 20 giugno prossimo, lui che don Milani l’ha “conosciuto bene”. Poi il tributo alla Chiesa di Firenze, e alla tradizione nata con La Pira e Dossetti e proseguita con il cardinale Piovanelli, “che è stato il mio maestro”. Intensi anche i rapporti con l’ebraismo, come quelli con il rabbino Belgrado, conosciuto quando era giovanissimo, durante l’alluvione di Firenze del 1966.