di M. Michela Nicolais
All’indomani del viaggio del Papa a Genova, il cardinale Angelo Bagnasco traccia per il Sir il bilancio di una visita che per l’arcivescovo e la città rimarrà indimenticabile. Una giornata intensissima, caratterizzata dal confronto aperto, sincero e prolungato, a braccio, con i lavoratori, il clero, i giovani, oltre che dalla tappa commovente al Gaslini. Nella Messa a piazzale Kennedy, decine di migliaia di persone si sono strette intorno a Francesco, pronti a navigare con lui in mare aperto, lo stesso mare da cui i nonni di Bergoglio sono partiti alla volta dell’Argentina, come ha ricordato lui stesso riconoscente e commosso al suo arrivo.
Un viaggio apostolico dal respiro molto ampio e pieno di calore, quello del Santo Padre, che ad ogni tappa ha dedicato almeno un’ora di sosta. E’ stato ricambiato l’affetto che Genova gli ha tributato fin da subito?
Basterebbe il ringraziamento fatto a braccio dal Santo Padre a conclusione del Regina Coeli di domenica scorsa per raccontare quanto la gioia dell’incontro sia stata reciproca. Genova, la nostra Chiesa e la nostra Città, non dimenticheranno la grazia di questa visita, che ha coinvolto i diversi ambiti della vita di tutti e che ci ha visto confrontarci in maniera franca e diretta, attenti a far nostra la voce del Papa che ha saputo andare al cuore dei problemi e della loro possibile risposta.
Il primo appello di Francesco è stato quello per il lavoro, al centro anche delle Sue prolusioni nel decennio di presidenza della Chiesa italiana: a chi spetta, e come, raccogliere questo grido?
Papa Francesco si è fatto interprete del dramma che attraversa tante nostre famiglie, per le quali – come ha avuto modo di sottolineare – “quando manca il lavoro del lunedì non è mai pienamente domenica”. Da una parte, ha messo in luce le malattie di un’economia che si trasforma in speculazione e di una politica che alimenta burocrazia; dall’altra, declinando le virtù degli imprenditori e dei lavoratori ha fatto capire che
dalla crisi si esce soltanto insieme. Assumere il lavoro come priorità è la condizione perché, per esprimermi con la bella immagine del Santo Padre, “campi e fabbriche rimangano altari, che conoscono il sacrificio degli oranti e anche il sudore di chi a parole non sa pregare”.
Nell’incontro con il clero, il Papa ha citato il cardinale Canestri e la sua immagine della Chiesa come in fiume in cui dobbiamo sentirci immersi tutti, ognuno con il suo carico di ricchezza e fallimenti. Si parte da qui, per declinare la fraternità, tra i consacrati e non solo?
La radice della fraternità è legata all’esperienza di un’intensa vita spirituale. Non a caso, Papa Francesco ha ricordato come la cultura dell’incontro nasca dal coltivare la relazione con il Padre. L’esempio e lo stile di Gesù, che i Vangeli presentano in preghiera a sera o al mattino presto, rivelano il segreto della relazione con gli altri, tanto a livello di presbiterio che di vita pastorale.
“Orizzonte e coraggio”, il binomio consegnato a tutti i genovesi durante l’incontro con i giovani, incoraggiati nel loro impegno a “missionare”. Gli abitanti di Genova, abili navigatori in mare aperto, dopo la Messa a piazzale Kennedy quali nuovi mari, e verso quali orizzonti, sono pronti a salpare?
Il Congresso Eucaristico Nazionale e, ora, la visita pastorale di Papa Francesco sono un tesoro che hanno visto la nostra Diocesi mobilitarsi non soltanto nel lavoro di preparazione, ma anche nell’approfondimento della vita cristiana ed ecclesiale.
Ora si tratta di riprendere questa eredità preziosa, valorizzando la grande disponibilità manifestata da migliaia di persone, indice della volontà di costruire l’esistenza su quella roccia che è il Signore Gesù: è Lui il porto, in cui troviamo pace; è il suo Spirito che gonfia la nostra vela e ci sospinge al largo, missionari del Vangelo nella società contemporanea.