“Dietro una definizione di salute, definita come uno stato di perfetto benessere nel 1948 dall’Organizzazione mondiale della sanità, quale visione antropologica c’è? Ancora oggi si stenta a cambiare questa definizione, ma da essa deriva anche una comprensione dell’invecchiamento, della sofferenza, della malattia, della disabilità e della morte. Allora, la vera domanda è: chi è l’uomo? Siamo passati dall’antropologia alle antropologie, dall’umanesimo al post-umanesimo e al trans-umanesimo”. Lo ha detto oggi pomeriggio, a Genova, don Carmine Arice, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, intervenendo, presso la parrocchia gentilizia San Gerolamo dell’Istituto Gianna Gaslini, al convegno su “Professioni sanitarie per una scelta di vita tra etica e cultura contemporanea”. Don Arice ha proposto una riflessione sul tema “La cura sfidata dalla cultura. Crisi antropologica e questioni di fine vita”. “Oggi – ha evidenziato il direttore dell’Ufficio Cei – il grande assente è il tema del senso, eppure è di grande attualità il malessere esistenziale che è una sua conseguenza”. Di questo già “parlavano i vescovi italiani nella Nota pastorale sulla comunità cristiana e la pastorale della salute del 2006, evidenziando lo spostamento dell’attenzione dal terreno del senso e del valore a quello della tecnica, la considerazione di sofferenza, malattia, disabilità come realtà da cui liberarsi, la rimozione degli aspetti faticosi dell’esistenza, l’affermarsi della medicina dei desideri, la rimozione della morte”.
A tutto ciò “il magistero di Papa Francesco ha portato un’attenzione ulteriore al fatto che in questo sistema culturale coloro che sono maggiormente vittime diventano addirittura scarto. Il card. Gualtiero Bassetti, in una delle sue prime interviste da presidente della Cei, ha sottolineato che nella cultura contemporanea non ci sono più gli ultimi, ma gli scartati, che non hanno proprio una collocazione. Perciò, la Chiesa deve avere attenzione agli scartati. E, come ci ha detto Papa Francesco nell’udienza che ci ha concesso il 10 febbraio scorso, un settore in cui la cultura dello scarto fa vedere le sue dolorose conseguenze è proprio l’ambito sanitario”. “L’aumento forte della sanità privata, da un lato, e della povertà sanitaria, dall’altro – ha proseguito don Arice -, sta facendo sì che in Italia si stiano moltiplicando, in ambito ecclesiale, tante piccole opere segno, come ambulatori gratuiti a favore degli ‘scartati’”.