“Proseguire il nostro lavoro pastorale accompagnando il popolo in questi tempi difficili.” Queste — così racconta in un’intervista con ZENIT il cardinale arcivescovo di Caracas, Jorge Urosa Savino — le linee guida affidate da papa Francesco alla presidenza della Conferenza Episcopale del Venezuela (CEV), ricevuta in udienza privata nella mattinata di giovedi 8 giugno 2017. Come ha sottolineato il porporato, “è necessario risolvere il problema della fame”.
ZENIT: Che cosa vi ha raccomandato il Papa?
Card. Urosa: Il Santo Padre ha ripetuto quello che aveva detto in una lettera molto bella inviata il 5 maggio ai vescovi del Venezuela. Ci ha incoraggiati a proseguire il nostro lavoro pastorale accompagnando il popolo in questi tempi difficili, e, naturalmente, aiutare a cercare il vivere insieme e la pace. Queste le linee guida che il Papa ci ha dato.
Nel dialogo instaurato tra il governo e l’opposizione con la mediazione della Chiesa, si è parlato di elezioni, di ridare i poteri all’Assemblea nazionale e del rilascio dei prigionieri politici. Come è finito?
Card. Urosa: Non è stato fatto. Il 30 e il 31 ottobre dello scorso anno erano stati raggiunti alcuni accordi, ma il governo non li ha attuati e questa è la ragione per cui la gente protesta e si ribella.
OK, ma negli accordi non c’era nulla che doveva fare l’opposizione?
Card. Urosa: All’opposizione non era stato chiesto nulla di importante, perché le cose importanti erano precisamente quelle che doveva fare il governo.
Pochi giorni fa il Papa ha detto ad un politico venezuelano di essere “il Papa di tutti”. Nel frattempo sappiamo che tutti vorrebbero poter dire “è mio”…
Card. Urosa: Il Santo Padre è il Papa di tutti, e nessuno può pretendere che lui favorisca un gruppo politico. Il Papa favorisce la pace e il vivere insieme del popolo venezuelano ed è profondamente preoccupato. Come ha dichiarato il 30 aprile [in occasione del Regina Caeli, ndr.], è preoccupato per i numerosi morti e feriti causati dalla repressione governativa.
Questa crisi viene però da lontano. Che cosa ha fatto precipitare la situazione?
Card. Urosa: E’ peggiorata da quando il governo ha tolto i poteri costituzionali all’Assemblea nazionale, eletta nel mese di dicembre 2015, per instaurare un regime piuttosto dittatoriale, totalitario, marxista e comunista, il che la gente non lo accetta. E questo ha scatenato circa due mesi fa una rivolta popolare, che è stata repressa in modo brutale, direi anche criminale, perché hanno ucciso già quasi 70 persone. Con la più alta inflazione del mondo, i salari non soddisfanno le necessità delle persone, non c’è cibo, c’è chi muore per la mancanza di medicine. Ed è necessario risolvere il problema della fame.
Ci sono prigionieri politici in Venezuela?
Card. Urosa: Erano un centinaio, ma adesso sono molti di più, perché il governo ha portato molti manifestanti in carcere.
Oltre al lavoro pastorale, che cosa di concreto sta facendo la Chiesa per aiutare il popolo venezuelano?
Card. Urosa: Negli ultimi mesi abbiamo avviato un programma di mense popolari, che sollevano un po’ la gente dalla fame e dall’angoscia.
E riguarda gli aiuti umanitari, la Caritas e le ONG?
Card. Urosa: Purtroppo il governo non facilita gli aiuti per risolvere la carenza di cibo e di medicine che soffre il Venezuela.
Qualcuno in Venezuela dice che il Papa è buono e che i vescovi sono cattivi…
Card. Urosa: C’è chi lo dice… Siamo contentissimi dell’affetto che il Santo Padre ci ha mostrato. Lo abbiamo manifestato la nostra unione e comunione. E siamo felici del risultato di questo incontro che abbiamo avuto.