di Gigliola Alfaro
È uno dei santi più amati nel mondo. Un Santo sempre giovane e attuale, anche se è nato a Lisbona nel 1195. Stiamo parlando di sant’Antonio di Padova, benché sia originario del Portogallo, figlio di una nobile famiglia che gli aveva dato come nome Fernando. Antonio è il nome che ha scelto quando ha deciso di seguire le orme di un altro grande Santo, Francesco di Assisi e in Italia è giunto dopo una serie di vicissitudini. Eppure, tutti lo conoscono come il Santo di Padova, dove è morto nel convento dell’Arcella, nel 1231. A poco meno di un anno dalla morte Papa Gregorio IX lo proclamò Santo, ma già in vita era grande la fama di santità di Antonio. A lui si attribuiscono moltissimi miracoli, ma era anche un uomo molto colto, un teologo fine e attento ai problemi sociali, come ci ricorda padre Oliviero Svanera, rettore della pontificia basilica di sant’Antonio a Padova, da ottobre 2016, essendo subentrato a padre Enzo Paolo Poiana, morto prematuramente ad agosto 2016.
Sant’Antonio è una figura ancora attuale oggi?
Sono molti gli aspetti che rendono attuale questa figura. Il suo messaggio ruota attorno a due valori: Vangelo e carità. Con la sua vita, in quanto francescano, è stato capace, come san Francesco, di rendere visibile lo stile evangelico incarnato nella sua persona: una persona di fede e di preghiera. E, ancora, legata al Vangelo pensiamo alla dimensione dell’annuncio: sant’Antonio, che aveva una capacità straordinaria di comunicare la Buona Notizia, ci stimola a domandarci come possiamo portare il Vangelo nel mondo. Antonio aveva doti di retorica, conoscenze teologiche, una grande sapienza, eppure, con il suo carisma, riusciva a farsi capire dalle folle, dalle persone semplici. Per noi frati è un pungolo tanto che abbiamo attivato iniziative per essere fedeli al suo spirito, come il mensile “Messaggero di Sant’Antonio” e l’Istituto teologico. Sant’Antonio è stato capace di coniugare la semplicità dell’incontro con le persone con la sapienza e la competenza.
E la dimensione della carità?
Nel suo ministero sant’Antonio, grande predicatore e confessore, è sempre stato molto attento al percorso spirituale delle persone, alla penitenza, alla salvezza e alla redenzione. Ma aveva pure un occhio di riguardo per i carcerati, le vedove, le famiglie bisognose. Ci sono tanti episodi della sua vita che dicono della sua vicinanza alle categorie più disagiate. Qui a Padova si ricorda la sua attenzione alle persone oppresse dagli usurai e vessate dallo stesso comune perché la tradizione del tempo voleva che quando una persona non era in grado di assolvere a un debito era mandata in esilio o in carcere. Sant’Antonio fece un intervento presso il comune di Padova perché ci fossero pene inferiori a quelle fino ad allora previste. Ci sono tanti flash della sua vita che mostrano l’attualità di sant’Antonio sia sul versante più tipicamente ecclesiale, ad esempio sul fronte dell’evangelizzazione, sia sul versante più sociale e politico, sia sul versante della carità e dell’attenzione agli umili. C’è poi un ulteriore aspetto.
Quale?
Concretamente sant’Antonio è ritenuto il Santo dei miracoli. E la sua attualità, lo dico sorridendo, è che continua a fare miracoli. Prima parlavo della sua grande conoscenza teologica tanto che il Santo ci ha lasciato dei sermoni molto belli, ma oggi non è conosciuto tanto per questo. Per la gente, Antonio è l’amico, il confidente, l’intercessore perché è vicino a Gesù. Oggi le persone attraverso Sant’Antonio sentono vicino il Padre, la tenerezza e la misericordia del Padre.
La devozione al Santo è molto diffusa?
Qui in basilica vengono in media 2 milioni-2 milioni e mezzo di pellegrini all’anno, nel 2016 3 milioni con il Giubileo. Poi, con il pellegrinaggio delle reliquie – in questo mese in Stati Uniti, Canada e Australia, nei giorni scorsi anche in Bangladesh – abbiamo riscontri di come il Santo sia amato in tutto il mondo. Ogni anno qui a Padova c’è un pellegrinaggio di 8/10mila srilankesi che vengono da tutta Italia, spesso viene il cardinale di Colombo. D’altra parte, pregano sant’Antonio anche gli islamici, i buddisti e gli induisti.
Se si va a Istanbul il martedì nella chiesa di sant’Antonio, giorno legato alla devozione antoniana, si trovano gli islamici che vanno ad accendere la candela al Santo. Gli srilankesi che vengono in pellegrinaggio a Padova per pregare Antonio sono cattolici, musulmani e buddisti. Il Santo, infatti, intercetta quel bisogno religioso della presenza del divino e porta le persone a elevare il cuore e la mente a Dio, al di là delle separazioni tra religioni.
Quali iniziative portate avanti nel nome di sant’Antonio?
La dimensione più conosciuta dal punto di vista della devozione è la Tredicina di Sant’Antonio, i tredici giorni in preparazione alla festa del 13 giugno. Ci sono Messe per migranti, anziani, ammalati, disabili. Da più di dieci anni organizziamo anche il Giugno antoniano, con percorsi culturali – quest’anno il tema è quello mariano, per il centenario delle apparizioni di Fatima e della nascita della Milizia dell’Immacolata di San Massimiliano Kolbe -, all’interno della basilica ma anche in città per conoscere la spiritualità antoniana. È tutto un pullulare di proposte da fine maggio, quando c’è il cammino di Sant’Antonio, pellegrinaggio notturno di giovani da Camposampiero a Padova, a tutto giugno. Dal punto di visto dell’annuncio, c’è il “Messaggero”, la cui tiratura in Italia è sulle 400/450mila copie, ma il mensile è anche in altre lingue. C’è poi la Caritas antoniana che realizza interventi in tutto il mondo. La campagna di giugno quest’anno riguarda il Pakistan con una serie di iniziative in campo sociale, in particolare a favore delle donne e dei cristiani perseguitati. Tra le altre iniziative, il pane di Sant’Antonio, il Villaggio di Sant’Antonio a Noventa Padovana, la Comunità San Francesco, l’assistenza ai carcerati.
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