di Marina Droujinina
“Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS) ha lanciato un “Piano Marshall” di circa 230 milioni di euro per la ricostruzione di circa 13.000 abitazioni nella Piana di Ninive, in Iraq. Lo ha reso noto un comunicato della fondazione di diritto pontificio, diffuso giovedì 15 giugno 2017.
Il piano d’azione è stato presentato di recente da ACS agli ambasciatori europei accreditati presso la Santa Sede. Si tratta — così ha detto il direttore di ACS-Italia, Alessandro Monteduro — di un “vero e proprio Piano Marshall”, destinato a riportare la Piana di Ninive alla cristianità.
“È nostra intenzione coinvolgere nel nostro progetto anche i governi, affinché contribuiscano a restituire alle famiglie cristiane quella vita che è stata loro strappata dall’ISIS”, ha proseguito Monteduro. “Ora che i jihadisti colpiscono sempre più il ‘nostro’ Occidente, sostenere i cristiani perseguitati rappresenta il primo e il più efficace vaccino contro l’estremismo”, ha aggiunto.
Una delle case che verranno ricostruite a Qaraqosh è quella di Khouder Ezzo e sua moglie Aida Hanna, i genitori della bambina siro-cattolica Cristina, strappata alla mamma da militanti dell’ISIS nell’agosto del 2014, quando la bambina aveva solo tre anni, e restituita ai genitori solo cinque giorni fa.
La piccola era stata avvistata in compagnia di un miliziano dell’ISIS vicino ad una moschea e poi con una famiglia musulmana di Mosul, la quale l’ha “amata e curata come una figlia”, racconta il sacerdote siro-cattolico Ignatius Offy, che sin dalla presa della Piana di Ninive da parte del sedicente Califfato ha cercato di rintracciare tutti i suoi fedeli rapiti dai jihadisti.
Per padre Offy, si tratta di “un vero miracolo, per il quale i genitori hanno pregato tanto”, anche se la bambina è rimasta profondamente traumatizzata e ha dimenticato la sua lingua materna, il siriaco.
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