ZENIT – di Marina Droujinina
Papa Francesco ha incontrato ieri, venerdì 16 giugno 2017, il rappresentante uscente dell’arcivescovo di Canterbury e direttore del Centro Anglicano di Roma, l’arcivescovo David Moxon, che dopo quattro anni di servizio a Roma ritorna in Nuova Zelanda. A riferirlo è il programma inglese della Radio Vaticana.
Nel maggio 2013 — quindi solo poche settimane dopo l’insediamento di papa Francesco (19 marzo) e del nuovo arcivescovo di Canterbury, Justin Welby (21 marzo) — Moxon ha assunto l’incarico di co-presidente della Commissione Internazionale anglicana-cattolica romana (ARCIC).
A succederlo nel settembre prossimo è l’arcivescovo Bernard Ntahoturi, primate della Chiesa anglicana del Burundi dal 2005 al 2016.
Evocando il suo soggiorno romano, Moxon ha menzionato “una intimità crescente” tra cattolici e anglicani, non solo a Roma ma in tutto il mondo. “Abbiamo vissuto un abbraccio, una collaborazione, un partenariato a livello pratico, e anche a livello liturgico e teologico, che mi ha enormemente incoraggiato”, così ha detto il rappresentante anglicano uscente.
Moxon ha definito la recente celebrazione dei vespri secondo il rito anglicano (“Evensong”) presso l’altare della Cattedra nella Basilica vaticana il 13 marzo scorso un “notevole passo avanti”.
Un altro momento importante è stata la celebrazione dei Vespri a San Gregorio al Celio nell’ottobre scorso, dove papa Francesco e Justin Welby hanno firmato una dichiarazione comune.
Per quanto riguarda le sfide teologiche, l’arcivescovo neozelandese ha parlato di un “progresso crescente, non rivoluzionario, non immediato, ma in evoluzione”.
David Moxon si è soffermato infine sull’impatto della spiritualità cattolica, in particolare quella ignaziana, di Santa Chiara e di San Francesco, come “incarnata” nell’attuale Pontefice. Per capire questo pontificato, così ha dichiarato, bisogna comprendere il discernimento ignaziano ma anche “la missiologia francescana”