Il pomeriggio assolato passa tra la meditazione e la riflessione sulla vocazione a partire da Mc 1,16-20.
Fa pensare come Gesù inizia il suo ministero da solo (vv.14-15) col desiderio di annunciare il Vangelo dappertutto, ma presto comprende di aver bisogno di collaboratori. La ‘sinodalità’ di cui tanto si parla è stata fin dall’inizio una scelta di Cristo.
Interessanti sono state alcune domande.
Come chiama Gesù?
Chiama incoraggiando. Le parole che usa sembrano dire: “coraggio, dietro di me!” oppure “su,forza’dietro di me” . Gesù è consapevole del fatto che la missione è altissima e che il discepolo incontrerà difficoltà. Ed allora da parte sua c’è stima e c’è incoraggiamento. È bello sapere di essere stimati da Dio e sentirsi addosso la sua fiducia, quella fiducia che spesso si fa fatica ad accordare ai fratelli!
A cosa chiama?
È curioso come Gesù non chiama a realizzare un progetto, a perseguire un obiettivo preciso. Nella chiamata non conta il progetto ma la presenza di Gesù.
Anche Nell’AT ciò che conta è Dio che cammina davanti, che segna il cammino. Quanto è importante ricentrare sul Signore la propria vita prima ancora che sulla missione!?
Chi chiama Gesù?
I primi chiamati nel testo di Marco sono fratelli. La vocazione porta con se sempre il mistero della fratellanza. Se all’inizio, dopo il primo peccato si distrugge la fratellanza, il Vangelo inizia la ricostruzione della fraternità. È ricorrente questo pensiero, ma quanto è difficile viverlo nei fatti e nella verità.
Dove arriva la chiamata di Gesu?
I dettagli sono ricchi di colori. Arriva nell’atto del lavoro, della vita normale, nelle situazioni più semplici. Non c’è un atto solenne con cui Dio chiama. È bello pensare che nel silenzio di questi giorni, come nel rumore di chi è rimasto in città, il Signore continua a chiamare prima di tutto per stare con Lui e poi stare con i fratelli che ci sono dati.