ROMA – La nostra è una società “liquida”, cioè “sradicata”, vale a dire abitata da “persone, famiglie”, che “a poco a poco vanno perdendo i loro legami, quel tessuto vitale così importante per sentirci parte gli uni degli altri, partecipi con gli altri di un progetto comune”. È l’analisi del Papa, che nel discorso di apertura del Convegno della sua diocesi ha aggiornato la celebre definizione del sociologo Bauman denunciando che la nostra società sta perdendo “l’esperienza di sapere che apparteniamo ad altri, nel senso più nobile del termine”. “È importante tenere conto di questo clima di sradicamento, perché a poco a poco passa nei nostri sguardi e specialmente nella vita dei nostri figli”, il monito di Francesco, secondo il quale “una cultura sradicata, una famiglia sradicata è una famiglia senza storia, senza memoria, senza radici. E quando non ci sono radici, qualsiasi vento finisce per trascinarti”. Per questo, suggerisce il Papa, “una delle prime cose a cui dobbiamo pensare come genitori, come famiglie, come pastori sono gli scenari dove radicarci, dove generare legami, trovare radici, dove far crescere quella rete vitale che ci permetta di sentirci ‘casa’”.
“Oggi le reti sociali sembrerebbero offrirci questo spazio di ‘rete’, di connessione con altri, e anche i nostri figli li fanno sentire parte di un gruppo”, l’analisi di Francesco: “Ma il problema che comportano, per la loro stessa virtualità, è che ci lasciano come ‘per aria’ e perciò molto ‘volatili’. Non c’è peggior alienazione per una persona di sentire che non ha radici, che non appartiene a nessuno”. “Tante volte esigiamo dai nostri figli un’eccessiva formazione in alcuni campi che consideriamo importanti per il loro futuro”, il rilievo sull’educazione: “Li facciamo studiare una quantità di cose perché diano il ‘massimo’. Ma non diamo altrettanta importanza al fatto che conoscano la loro terra, le loro radici. Li priviamo della conoscenza dei geni e dei santi che ci hanno generato”. Di qui l’apprezzamento del laboratorio intergenerazionale della diocesi, e al suo “spazio” dedicato ai nonni. “Affinché i nostri giovani abbiano visioni, siano ‘sognatori’, possano affrontare con audacia e coraggio i tempi futuri, è necessario che ascoltino i sogni profetici dei loro padri”, ha ribadito il Papa: “Se vogliamo che i nostri figli siano formati e preparati per il domani, non è solo imparando lingue che ci riusciranno. È necessario che si connettano, che conoscano le loro radici. Solo così potranno volare alto, altrimenti saranno presi dalle ‘visioni’ di altri”.
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