Quasi un diario 23 giugno 2017

Forse anche noi preti risentiamo di una certa mentalità che porta a vivere ripiegati su se stessi, col rischio di fermarsi a contemplare il proprio ombelico, invece di lavorare con passione nei campi dove la messa è molta ma gli operai sono pochi. È per questo che ci sorprende e nello stesso tempo ci riempie di gioia la conclusione di questi esercizi spirituali.
Siamo partiti dalla vocazione e dall’invito a tornare all’amore di un tempo, siamo entrati nel mistero della Chiesa, fraternità di gente chiamata a perdonarsi, siamo stati sollecitati a chiederci chi veramente è Gesù per noi, ed infine, in punta di piedi e con timidezza, ci siamo spinti dentro la relazione più bella, quella tra il Figlio e il Padre, nel tentativo di contemplare il volto di Dio nel Cristo trasfigurato.
E nell’ultimo incontro don Leonardo, sorprendendoci positivamente, ci ha invitato a tornare a casa con un proposito comune, di respiro ecclesiale, proprio per evitare di pensare sempre a noi: avere un’attenzione particolare per le vocazioni, aiutare qualcuno a scoprire la bellezza della chiamata!
Ci è stata d’aiuto la meditazione su una pagina del vangelo di Matteo (Mt 9,35-38), quasi ‘una finestra’ che ci ha permesso di affacciarci nel cuore di Gesù. L’evangelista racconta di come il Maestro attraversa tutte le città annunziando il Vangelo, guarendo tutte le malattie e tutte le infermità …è interessante l’uso esagerato dell’aggettivo ‘tutto’. Fa intuire la sana inquietudine del Cristo che vuole raggiungere ogni uomo, vuole essere la parola della speranza per ogni cuore, vuole ascoltare ogni sofferenza… Egli vede questa massa enorme di gente offesa dalla vita, umiliata, come un gregge senza pastore, e tutti abbraccia con lo sguardo, si commuove profondamente di fronte ad un’umanità divorata, sbranata, impaurita dalla morte. E sembra esclamare: quanta messe abbondante!?! Quanti pochi operai!?! Come dicesse: “Tutta questa messe: quanto siamo pochi!”
Da qui l’invito rivolto anche a noi a supplicare il Signore della messe affinché ‘getti’ operai nella messe. Quasi a chiedere a Dio di ‘costringere’ qualcuno ad aderire a questo progetto.
Nella giornata di preghiera per la santificazione dei presbiteri, che si celebra nella festa liturgica del sacratissimo Cuore di Gesù, ha fatto arrivare altri preti per la concelebrazione Eucaristica, quasi occorresse altre voci perché la preghiera salisse al Padre con più forza!
Maria,
prima discepola del tuo Figlio,
prendici con te ogni mattino,
aiutaci a mettere i piedi sulle orme di Gesù e, se ci viene la tentazione di passargli avanti,
riportaci dietro di Lui
perché, lo sai bene, noi non conosciamo la strada!

Maria,
primizia e figura della Chiesa,
ricordaci sempre che non c’è sequela se non assieme, non a caso all’inizio Cristo ha chiamato dei fratelli. E quando, nella notte, il maligno semina la divisione
ottienici la grazia di chiedere e dare il perdono,
così da riallacciare le relazioni
fino ad accorciare le distanze e fare spazio alla festa.

Maria,
Madre contemplativa pur tra le faccende di casa,
orienta il nostro sguardo sulla bellezza dell’Emmanuele,
e se lo vediamo sanguinante, ferito e col cuore squarciato, magari nella carne di qualche fratello, donaci la forza per un tenero abbraccio. Se poi i nostri occhi non reggono,
aprici l’orecchio perché l’ascolto della Parola di tuo Figlio
rafforzi in noi la fede, rigeneri la speranza
e ci aiuti ad entrare in quella carità che mai finisce.

Maria,
madre di questa umanità impaurita, umiliata, offesa dalla vita,
i nostri campi ormai biondeggiano
e sono pochi gli operai per il raccolto:
rendici testimoni gioiosi e credibili
di come è meraviglioso lavorare per il regno di Dio,
perché tanti giovani possano dire, come Te,
il proprio ‘si’ al Signore che continua a chiamare.
Amen.

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