di Paola Travaglini
MONTEPRANDONE – Nella Sala Consiliare di Centobuchi si è svolto il dibattito sullo scottante tema del “Blue Whale”, che sta allarmando molte famiglie e portato alla ribalta nazionale da alcuni servizi non del tutto veritieri trasmessi principalmente dai tg .
Questa riunione ,nata sulla sollecitazione di alcuni genitori dell’Istituto Comprensivo di Monteprandone, aveva come finalità quella di far capire ed eventualmente prevenire il problema .
“Di fronte a certe situazioni non bisogna mettere la testa sotto la sabbia e far finta che non stia succedendo nulla; i ragazzi di oggi potrebbero venire ingannati da altri ed attirati in questo “gioco” che di gioco non si tratta . E’ necessario quindi discuterne ma non per allarmare ma per dare a noi genitori gli strumenti necessari per affrontare le problematiche che potrebbero nascere “-ha detto l’avvocato Ciampini, presidente dell’associazione AGENS.
“Il fine è prelevare la mente di un ragazzo dalla sua vita quotidiana ,avviarlo attraverso un percorso depressivo ,autodistruttivo ,e concluderlo con la propria eliminazione.”-ha detto il dott. Liberati –
Non si hanno dati precisi, al momento,per ricostruire passo passo il processo ma si sa che tutto ciò non è venuto fuori dal nulla , ed infatti una base vera c’è.
Questa tecnica di addescamento è nata da un social network russo ,ha ribadito Liberati ,ma bisogna tener conto dell’imitazione, della viralità dell’informazione e soprattutto della caccia sfrenata all’audience .
Molti di questi episodi, potrebbero essere di imitatori occasionali che, avendo dimestichezza con i social network ,hanno sentito ed imitato l’idea senza magari poi darne un seguito .
C’è da dire inoltre che c’è stato un ingigantimento del fenomeno nei vari passaggi informativi ,che travalica i limiti reali del fenomeno stesso.
Altro punto fondamentale da prendere in considerazione, riguarda le notizie che tendono ,sempre più , ad essere enfatizzate per far aumentare l’audience come fecero le Iene in un servizio in cui erano stati presi filmati di tutt’altre dinamiche e con persone cinesi.
La domanda che dobbiamo porci però è la seguente :com’è possibile portare un ragazzo apparentementre normale al suicidio?
Nonostante la crescita della società,il benessere, noi viviamo sotto l’impatto di ansie e paure che vengono sistematicamente proposte alla popolazione . Le trasmissioni televisive non fanno altro che bombardarci di paure. Tutto questo non è costruttivo ma tutt’altro, perchè alimenta in noi lo stato di malessere che sfocia a dei processi di disperazione.
C’è stata una forte seduzione sociale a ritenere che il dolore non ci dev’essere.; dobbiamo avere una felicità rispetto a quello che vogliamo .
Viviamo in una condizione di insoddisfazione cronica, un po’ và bene perchè spinge al miglioramento,ma oggi, c’è proprio un gap enorme nella maggior parte delle persone tra le condizioni che vorrebbero e quelle che si hanno.
Questa cosa ci ha convinto ad eliminare il dolore mentre esso continuerà ad esistere sempre .
Non siamo abituati a gestire l’angoscia della privazione, e questo porta molti di noi a fuggire verso questo mondo virtuale dove ,incosciamente , si innestano fenomeni di questo tipo.
Il suicidio è già attivo nella mente dell’individuo , ci spiega lo psicologo ma, egli non ne è consapepole .
In questa fase di fragilità , il ragazzo viene addescato e man mano ,mediante delle prove di iniziazione lo spingerà a compiere quest’atto estremo.
Non è più contemplato il senso del dolore , solo con il tempo ,diventando adulti riusciremo a gestirlo ma, un bambino lo concepisce con un’altra ottica: quella di non avere speranza . In conclusione c’è da dire che i genitori di oggi non educano i ragazzi ad affrontare la vita; c’è un senso di protezione ed è proprio questa che li porta ad una chiusura .
Bisogna controllarli di più senza trasmettere ansie e paure , notare ogni minimo cambiamento in loro e gratificarli più spesso” .