“Ribadisco il mio pressante appello: cessi immediatamente la repressione nelle manifestazioni del popolo”. A chiederlo in un comunicato è il cardinale Jorge Liberato Urosa Savino, arcivescovo di Caracas. “Con sdegno e fermezza – scrive l’arcivescovo che insieme ai vescovi del Venezuela sono stati recentemente ricevuti da papa Francesco – desidero esprimere la mia disapprovazione per gli atti di repressione che il governo nazionale, attraverso la GNB (Guardia Nacional de Venezuela, n.d.r.), alcune forze di polizia e bande armate paramilitari, ha compiuto in questi 80 giorni di protesta politica”.
L’arcivescovo ricorda che è un diritto del popolo sancito dalla Costituzione protestare contro “la gravissima situazione” di fame e mancanza di medicine e beni di prima necessità, così come per il disconoscimento dell’Assemblea nazionale, contro la detenzione di persone colpevoli solamente di essersi opposte al governo, e infine contro il rifiuto da parte del governo di indire nuove elezioni previste dalla Costituzione e dalle leggi. A questo si aggiunge 50 giorni fa, la convocazione senza consultare il popolo sovrano, da parte del presidente Maduro, di una nuova Assemblea costituente che non rispetta “né l’universalità né la proporzionalità dei voti”.
Queste manifestazioni hanno fino ad oggi causato la morte di 70 persone, assassinate con azioni repressive. Una situazione – scrive il cardinale – che “grida al cielo, è totalmente illegale e incostituzionale, e merita la massima condanna”. Allo stesso modo, l’arcivescovo condanna anche la morte di alcune persone per mano degli oppositori. “La violenza – dice – è sempre un male da qualunque parte venga”. Nel comunicato il cardinale Urosa parla dei molti giovani assassinati a Caracas e cita espressamente i nomi di Juan Pablo Pernalete, Miguel Castillo, Neolamar Lander, Fabian Urbina, e quello di David Vallenilla ucciso a sangue freddo solo due giorni fa. “Il governo – è la durissima denuncia contenuta nel comunicato – invece di reprimere, dovrebbe risolvere i problemi che affliggono le persone e che le hanno portate in piazza. Il governo dovrebbe desistere dallo scopo di imporre un sistema totalitario e antidemocratico”. “Cessi la repressione”, è dunque l’appello del cardinale Urosa che, nel comunicato, esprime anche le sue condoglianze alle famiglie e agli amici delle vittime e “la mia solidarietà a coloro che sono ingiustamente sottoposti a processo militare, o detenuti arbitrariamente. Invito tutti a pregare intensamente il Signore per la pace, per la fine di questo conflitto violento e perché i venezuelani possano risolvere i nostri problemi in modo pacifico”.
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