“Ci troviamo in una fase in cui possiamo dire che il passato non è passato ma il futuro è già arrivato”: si legge così nel documento che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha pubblicato sulla nuova piattaforma che accompagna il cammino dell’Italia nel mondo della trasformazione del lavoro. Trasformazione che passa attraverso l’automazione e la digitalizzazione. I cambiamenti che saranno portati dall’innovazione hanno bisogno di grande attenzione, per questo, nell’evento pubblico che si è tenuto il 22 giugno per presentare il cammino intrapreso, il ministro Poletti ha affermato: “Abbiamo scelto un metodo positivo, non abbiamo voluto una piccola commissione di esperti ma un dialogo aperto di tutte le rappresentanze, attivando i Ministeri del lavoro, dell’istruzione, dello sviluppo economico”.
Al dialogo aperto e propositivo sta partecipando anche il Comitato scientifico e organizzatore della 48a Settimana Sociale. Nel tavolo di lavoro si percepisce un ascolto attento da parte del ministro Poletti e dei rappresentanti degli altri due Ministeri: c’è molta apertura e disponibilità a cercare il meglio per il Paese. Dal canto suo il Comitato scientifico sta lavorando anche in maniera autonoma sul tema delle trasformazioni del lavoro e del senso del lavoro umano di fronte alle sfide dell’automazione e della digitalizzazione.
La quarta rivoluzione industriale sta trasformando le categorie che le prime tre rivoluzioni avevano creato: i rapporti verticali e orizzontali di lavoro, lo spazio e i tempi di lavoro.
Il lavoro agile non è semplicemente lavorare a casa, ma consiste nell’orientare la prestazione al risultato e non “al tempo”, garantire che il lavoratore cresca nella conoscenza, proteggere il professionista indipendente.
In questo nuovo scenario occorre pensare soluzioni legislative nuove in grado di cogliere le specificità del lavoratore della gig economy, che non è né quello subordinato, né quello autonomo né quello parasubordinato che, ad oggi, conosciamo. Come è stato evidenziato dalla giurisprudenza inglese sul caso Uber,
i lavoratori della nuova era sconfinano dagli schemi giuridici tradizionali perché la rivoluzione tecnologica ha messo in crisi le categorie su cui essi si sono retti.
Si rende necessario, dunque, anche ripensare le tutele e le rappresentanze sindacali. Se poi l’orizzonte lavorativo è quello di una cooperazione tra intelligenza umana e intelligenza artificiale e tra agenti umani e agenti robotici autonomi diviene urgente cercare di capire in che maniera questa realtà mista, composta da agenti autonomi umani e agenti autonomi robotici, possa coesistere.
Una prima sfida è di natura filosofica e antropologica. Le frontiere delle innovazioni ci interrogano in profondità su quale sia la specifica componente e qualità umana del lavoro rispetto a quella della macchina. Un secondo tema è quello di definire come e in che maniera si può garantire la coesistenza tra uomo e intelligenza artificiale, tra uomo e robot. È giusto tassare i robot? Oppure va detassato il lavoro umano incentivando l’innovazione? Su questi e altri temi ci si confronterà a Cagliari a fine ottobre, nella convinzione che come cattolici è necessario e urgente fare proposte concrete per accompagnare le trasformazioni del lavoro.